“… Tutto era compiutezza e ordine, nei discorsi comuni, nel racconto di sempre, nella polenta che un po’ si deve attaccare al paiolo, le insegnava ogni volta nonna Linda. E tu lì a fissarla, e poi, con il bastone, al momento opportuno, a girarla, a rovesciarla, a rimestarla, come la vita che è culla e senso della fatica…”
Pensate a come cambia il risultato, in base agli elementi che scegliete di sommare. Se nella matematica il risultato finale è garantito, nella vita, invece, i fattori sono spesso imprevedibili e incomprensibili. Pensate a questo concetto applicato alla cucina. Ingredienti, tempi, metodi, dosi, condimenti, scelta degli alimenti… un insieme di addendi che possono cambiare anche totalmente il risultato.
Pensate alla polenta, per esempio. Un piatto base, tradizionale e all’apparenza semplice. Pensate alle tante modalità di preparazione e di condimento che abbiamo elaborato per renderlo ancora più gustoso. Oggi abbiamo la “fortuna” di affidarci a confezioni istantanee che permettono di abbattere i tempi di cottura e di garantire un risultato apprezzabile, ma come dimenticare il gusto pieno ottenuto dopo la cottura lenta nel paiolo? Come non ricordare la magia di quel tempo sospeso, d’attesa e memoria, che riempie le case, quando la polenta gira calma e serena?
Il risultato, voi direte, sarà sempre un confortevole piatto di polenta e la differenza sarà nei condimenti (i bruscitt, il gorgonzola, il latte o le patate). Invece, secondo me, esiste una notevole differenza. Perché polenta non è mai solo polenta e perché l’ingrediente “tempo” ha un peso fondamentale, che cambia il gusto e l’esito delle nostre esperienze.
Il tempo in concessione è un principio fondamentale per Emma, la protagonista dell’omonimo romanzo di Helena Molinari, edito da Pentàgora.
Emma è una donna colta, sensibile, di salute cagionevole, mamma e moglie, figlia e nipote. Fa parte di quel gruppo di donne che conosce la fatica e che la sa trattare con la giusta determinazione, che usa le mani per raccogliere i frutti dell’orto e che ha la sapienza per non sprecarne neanche uno; è una donna di sapere e il suo impegno nello studio è una costante. Emma è, soprattutto, una donna che ha bisogno di solitudine per affrontare il percorso che l’aspetta: una fase di silenzio e isolamento, di giornate scandite da un programma certo, per ritrovare i valori e quella parte di sé che crede di aver perduto.
Helena Molinari spinge la sua protagonista in un viaggio mistico e spirituale, in un luogo caro alla protagonista, un eremo che ha il potere di sfruttare il tempo e di renderlo una fase indispensabile per la rinascita. L’autrice dà voce a Emma che riempie le pagine di narrazione e diari, fasi entrambe curate alla perfezione che solleticano la curiosità del lettore nel comprendere chi è veramente Emma e l’origine del suo tormento. La narrazione in ogni sua parte esprime delicatezza e forza, come una fiamma flebile di una candela che scalda e rincuora.
Il viaggio, inoltre, ha una forma spirituale di grande rilievo: la preghiera, i ricordi, la memoria e l’incontro con i vecchi amici sono tutti elementi che compongono riflessioni necessarie ed esperienze obbligatorie.
Ho trovato valori di spessore, in “Emma”: c’è il sacrificio di un tempo lontano che deve essere ricordato “… tutte le settimane si valicava la montagna là e si barattava formaggio per olio … e dovevo cucinare per tutti, anche per i minatori che ospitavamo…”; la fatica senza premio apparente, quella che Pietro, il marito di Emma, le rimprovera perché è più certa la “legna nella stufa e lo spezzatino da finir di cuocere…”; del bisogno di assecondare “i pensieri elementari, ma necessari, come poche altre cose domestiche e primitive, come l’acqua e il pane…”. C’è la voglia di tornare a casa, dopo il lungo viaggio, che si presenta davanti a un piatto di strangozzi; legami antichi e preziosi che si consolidano grazie agli ingredienti di una torta a base di yogurt e un’amicizia speciale che si ritrova davanti a un piatto di risotto con radicchio e “polenta fasoa, preparata con farina di granoturco bianco e accompagnata da una zuppa di fagioli ben diversa da quella della sua valle…”.
Helena Molinari possiede una penna raffinata, colta, che carezza il foglio e che ti cura. Nel leggere “Emma”, infatti, ti trovi catapultato in un contesto infinito e riflessivo di grande intensità. Le ambientazioni e la voce narrante riescono a esprimere una gradevole spiritualità e i silenzi, di cui è ricca l’opera, creano un’empatia generosa con il lettore.
Infine, il tempo. Questo spazio intimo e di ricerca, lento ma non vuoto, che per Emma diventa un bisogno costante, un mezzo attraverso il quale tornare all’origine, al centro della sua esistenza, alle risposte, al passato e al futuro, ai ricordi e alle speranze, alla comprensione e all’accettazione. Un tempo prezioso, di cura e ascolto di sé, da assecondare e non affrettare perché questo procedimento funziona un po’ come il paiolo con la polenta: la pazienza e l’attesa sono gli ingredienti indispensabili e irrinunciabili che conferiscono al piatto un gusto speciale e intimo.
Si ringrazia l’autrice per l’invio diretto del romanzo.
Nota biografica dell’autrice:
Helena Molinari (Lavagna, 1969).
Scrittrice e conduttrice radiofonica.
Ideatrice del Festival della Parola (Chiavari, dal 2014).
Collabora con il magazine del gruppo de L’ Espresso Letteratitudine di Massimo Maugeri.
Emma è il suo romanzo di esordio.
Il sito della casa editrice è: www.pentagora.it.