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“Mandorla Amara” di Maria Rita Sanna, Edizioni Convalle

Qualche giorno fa ho letto un post pubblicato da un lettore, in un gruppo Facebook. Il lettore esprimeva la sua difficoltà nell’immergersi in testi scritti da donne. Non ricordo le parole esatte, ma la spiegazione era riferita allo stile di scrittura intimo ed emozionale, femminile, appunto. Non mi sono presa la briga di analizzare i vari commenti che sono nati in questa discussione perché sono convinta che ognuno abbia il diritto di scegliersi le proprie letture, che leggere sia, appunto, un atto di libertà e non debba essere vincolato a nessuno stereotipo. Tuttavia, quest’osservazione mi ha permesso di pensare alle differenze che emergono tra uno stile e l’altro. Ogni scrittore scrive di sé. Ogni autore, quando poggia le dita sulla tastiera, traduce in frasi il suo vissuto, le sue esperienze, il suo essere. Questo è vero soprattutto quando mette ordine nella fantasia e le permette di esistere, di essere tradotta in parole, sezioni e capitoli che siano fruibili al pubblico. È vero ciò che ha scritto il lettore, sono pienamente d’accordo. La scrittura di una donna è riconoscibile, evidente. La donna, nell’atto stesso di scrivere, scava. All’inizio lentamente, spostando qualche sassolino a destra, qualche altro a sinistra. Poi, però, quell’affondare nei propri sentimenti esplode senza pietà ed è allora che le emozioni impregnano le pagine, aggiustano lo stile narrativo, amplificano i colpi di scena e completano le ambientazioni. Nella scrittura femminile i sentimenti sanno essere il pilastro della narrazione perché sono capaci di dire la verità. Una verità che altrimenti resterebbe muta.

Durante la lettura di “Mandorla Amara” di Maria Rita Sanna, pubblicato da Edizioni Convalle, sono stata spesso travolta dalle emozioni e non me ne  vergogno. Anzi, il coinvolgimento è stato così appagante che, mentre scrivo, adesso, provo ancora una piacevole sensazione di vuoto come se essermi scontrata con una storia così forte abbia rimesso in ordine le mie emozioni.

Sì, “Mandorla Amara” è il libro che si può definire forte, coraggioso, tenace, completo, emozionante e intimo. Intimo come solo, appunto, la scrittura di una donna sa essere.

Lo stile narrativo è strutturato su più voci, tutte protagoniste, ognuna col suo spazio bene definito. La scelta della prima persona gioca a favore del quadro emozionale perché ogni personaggio raggiunge la vetta del suo essere e lo esprime con audacia, senza fretta, persino con qualche punta di ironia e leggerezza.

Sono altresì convinta che i riferimenti gastronomici siano frutto di un’intimità che l’autrice ha saputo tradurre con grande maestria e che è riuscita a inserire come delle perle, arricchendo ogni personaggio e rendendolo così umano da sembrare reale.

Marisa è un caffè forte, denso, il tipico caffè del sud. Marisa è come l’aroma del caffè, così pungente da prevalere su tutti gli altri, da restare lì, ancorato all’aria. I suoi caffè sono la corazza che le permette di vagare nel mondo brutale nel quale è precipitata, per sua decisione; sono i bisogni primordiali, quelli nascosti eppure così evidenti. I caffè amari sono i conti da pagare, il male subito, la violenza che l’ha spinta a difendersi, la solitudine che solo una donna vittima conosce. I caffè sono amari, eccome, ma qualche volta, a sorpresa, diventano dolci. Il sapore si addolcisce quando sono mani amiche a offrirglielo, le stesse che conoscono il significato di aiutare e condividere; le stesse che hanno bisogno di aiuto, anche se cercando di nasconderlo. Non solo. Il caffè diventa quasi mieloso quando le mani che glielo tendono sono quelle che lei non ha mai dimenticato, nonostante il suo vagare.

Lucia è il pane. Un impasto delicato che la riporta nel suo passato. Un tempo in cui viveva di tradizioni culinarie raccontante nel calore sicuro di un ambiente essenziale e proprio per questo indispensabile; momenti in cui la cucina era lavoro di mani ed espressione creativa, di incontri e sogni. Il profumo del pane è rustico, d’altri tempi; è la certezza di essere vivi, nonostante tutto; è speranza, coraggio, visione. La pagnotta è un legame insolito ma indispensabile, è il mezzo per la salvezza, è complicità. L’impasto lievita fino a raggiungere la sua forma, imperfetta, a volte, è questo è quello che accade a Lucia: la violenza e il sacrificio di cui è vittima s’innalzano al loro massimo livello. Al culmine, però, non ci sarà la delicata fase di cottura ma una discesa diretta nell’amore che lei conosce bene, nonostante tutto il male che ha subito, o forse, proprio grazie all’infinità di dolore che le ha causato lividi eterni.

Lucia e Marisa. Due anime, un sapore. Due vite, un desiderio. Due donne sole, unite da una forza sferica che le rende indissolubili, indispensabili l’una alla salvezze dell’altra. Due mandorle dolci, simili ma non uguali, entrambe capaci di riconoscere la mandorla amara, la selvaggia, quella che in dosi sbagliate può uccidere un impasto.

Maria Rita Sanna, in “Mandorla dolce” non teme nulla, ti porta dentro, nel dolore. Te lo presenta nudo e crudo, senza tante cerimonie. La violenza domestica di cui sono vittime le donne (tema sempre troppo attuale, purtroppo) è il top della piramide. Il focolare domestico diventa un palcoscenico dove nascondere soprusi, cercare giustificazioni e trovare forza per nuove strategie di sofferenza. La solitudine, la perdita di autostima e di qualsiasi forma di dignità personale oltre che di ogni bene materiale fanno il resto. Infine, la bellezza di una terra selvaggia, incontaminata e struggente come la Sardegna (i suoi venti irruenti, i mandorli in fiore nell’inverno mite, i colori e le voci del suo mare) è l’ambientazione perfetta per questo romanzo perché rappresenta l’eterno gioco del male e del bene, della sofferenza e della gioia, del passato e del futuro.

Mandorla Amara” è un romanzo al femminile, sicuramente, e proprio per questo è un libro che ogni uomo che si definisce tale dovrebbe leggere per intero e ogni tanto, qualche stralcio significativo, insieme al caffè del mattino.

Si ringrazia l’autrice per l’invio diretto del manoscritto.

Nota biografica dell’autrice:

Maria Rita Sanna è nata a Cagliari nel 1964, ma vive a Quartu S. Elena.

Appassionata di libri e delle tradizioni della Sardegna, ama raccontare le emozioni attraverso la poesia, anche in lingua sarda. Ha partecipato al Premio Letterario “Dentro l’amore”, classificandosi al terzo posto, sezione racconti, nell’edizione 2019; nelle edizioni precedenti si è classificata sempre tra i finalisti e ha ottenuto menzioni speciali. Nel 2018 ha esordito con la pubblicazione della raccolta di racconti “Pane e Fragole”, Edizioni Convalle, dedicati alla cultura e alle tradizioni della Sardegna. Da oltre due anni segue il Laboratorio di Scrittura Creativa di Stefania Convalle. “Mandorla Amara” è il suo primo romanzo.

Link di acquisto del libro:

https://www.edizioniconvalle.com/mandorla-amara-978-88-85434-43-1-c2x30665048

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