Che cosa succede la sera, nella casa di una famiglia moderna quando i genitori rincasano dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro? La mamma scopre che nel frigorifero è rimasto qualche avanzo e che, con un po’ d’inventiva (quell’intuizione che spesso è la base dei piatti migliori) si può preparare una lasagna. Ma, il tempo è tiranno, soprattutto in cucina dove il forno può diventare il nemico numero uno. La lasagna brucia e la mamma propone una pizza, rigorosamente a domicilio. Una pizza con l’ananas (non svenite, vi prego, sapete meglio di me che all’estero è uso comune condire la pizza con ingredienti che noi consideriamo insoliti).
Questo accade nelle prime pagine del famoso “La ragazza invisibile” thriller-romance di Blue Jeans, pseudomino di Francisco de Paula Fernández González, tradotto da Sara Cavarero, pubblicato da DeA Planeta nel 2018.
Siamo in Spagna, appunto, ma non lasciatevi ingannare, questo è un thriller anomalo e, come sempre sostegno, la tradizione culinaria applicata assorbe lo stile dell’autore. Non aspettatevi grandi abbuffate di paella o gazpacho, dunque. Sarebbe troppo semplice, ovvio fino all’inverosimile.
Tutto ha inizio con una pizza, dicevo. Il piatto più famoso al mondo, il salva-cene, la tradizione sempre attuale, in ogni luogo, in ogni situazione. La sera del principio Julia, la protagonista de “La ragazza invisibile”, è a casa con i suoi genitori: mamma medico legale e papà ispettore di polizia giudiziaria della Guardia Civil. Julia sta aspettando la pizza quando un messaggio cambia il corso delle cose e dà inizio al thriller. La mamma di Aurora, una sua compagna di classe, le scrive. La ragazza è scomparsa, non si hanno notizie di lei. Il giorno successivo, la scoperta del corpo di Aurora riverso senza vita negli spogliatoi della scuola getta Julia e la comunità scolastica intera in un vortice di sospetti e morbosità che diventa indomabile davanti ad altre morti, apparentemente collegate a un solo, macabro, omicida.
Julia ha un amico, Emilio, col quale divide le notizie rubate ai suoi genitori, l’ansia di essere lei a dover scoprire chi si cela dietro i misteriosi omicidi, il bagno di casa, la colazione a base di magdalenas (muffin dolci spagnoli) e cioccolata con churros (dolcetti fritti di pasta simile alla choux), tortine al cioccolato per merenda, la tortilla di cipolla preparata dal papà poliziotto, un piatto di spaghetti alla carbonara che non mangeranno mai è che sarà sostituito, ancora una volta, con la pizza, panini di insalata, asparagi, olive, fette di avocado, cetrioli e una colata di maionese.
Nel viaggio al centro della cattiveria non c’è solo Julia, ovviamente. La comunità scolastica è interamente coinvolta, ognuno a modo proprio, ognuno convinto del proprio alibi e delle proprie congetture. C’è l’insegnante di matematica, Virginia, che invita proprio la prima vittima a sorpresa, a pranzo, dove, davanti a piatti di spigola e filetti al pepe verde, le basi di un’amicizia molto particolare si saldano. C’è una mamma combattuta tra dovere lavorativo e genitoriale che, per sdrammatizzare, porta la figlia nel miglior ristorante di panini della zona a gustare pane fresco farcito di carne di lonza e formaggio. C’è l’area dolce, che, in questo thriller ha più funzioni: la tradizionale, quella che non può mancare nei momenti più romantici a base di biscotti al cioccolato, quella che attraverso un vassoio di biscotti artigianali con panna e cioccolato vuole riportare in casa un alito di normalità e, in ultimo ma non per ordine di importanza, una torta di compleanno a base di lamponi consumata da giovani fanciulle ignare dell’importanza di quel momento.
La cultura culinaria spagnola, ricca di sapori vivaci, accompagnata da grandi classici internazionali, arricchisce un romanzo già di per sé piuttosto ricco di sfaccettature e sfumature. L’autore, secondo uno spazio temporale moderno, attribuisce al narratore il potere massimo sulla trama. Così che, la trama appunto, diventa un susseguirsi di intrecci, inframmezzati da personaggi ben distinti, che trovano ognuno il proprio posto, senza affollamenti né distrazioni. Il punto di vista è sapientemente sparso, l’uso di dialoghi moderni esaspera (gradevolmente) l’ambientazione rendendo il romanzo una piacevole lettura. La suspence è dosata secondo un criterio semplice ma efficace, alternando cioè tempi e spazi, voci e fatti, intuitivi ma non ovvi. Un finale che esaspera, ancora, la scia di suspence di cui è parte il romanzo, convince e giustifica il successo che “La ragazza invisibile” ha ottenuto e che, mi auguro, continuerà nel seguito della trilogia.