“Ritengo che il processo di ricostruzione interiore sia ancora più difficile rispetto a quello fisico, ma è importante poterne parlare, o almeno sperare che se si ha bisogno si può chiedere aiuto”. Citazione tratta da “Nuvola con vista”.
Sardegna. Una grande casa. Una festa, tante voci, l’aria “elettrica”, una tavola che verrà imbandita con pollo arrosto e un gruppo di bambini che invece preferirà un panino e una corsa tra i prati. Nel gruppo c’è una bambina che prova emozioni contrastanti: sa che sta per arrivare suo padre, un padre che non conosce, e che con lui si trasferirà in Svizzera.
Quella bambina si chiama Roberta Colombari, e la scena che avete letto è il riassunto dell’incipit di “Nuvola con vista”.
“Nuvola con vista” è una testimonianza: l’autrice attraverso uno stile diaristico si confida, aprendo le porte del suo cuore e mettendosi a nudo. Roberta Colombari racconta la storia travagliata della sua infanzia, la mancanza di un legame autentico con i genitori e la malattia che travolge la sua vita, proprio quando aveva iniziato a conoscere sé stessa. L’autrice intrattiene un dialogo con il lettore: è un dialogo ricco di emozioni, intimo, sincero e confidenziale e, sin dalle prime righe, si avverte in maniera chiara l’obiettivo dell’autrice. Un obiettivo di valore: infondere speranza alle tante donne che hanno vissuto – o che stanno vivendo – una situazione grave, come può essere quella della malattia. Non aspettatevi, però, solo lame di dolore. Anzi. Nonostante i temi trattati, il lettore si trova avvolto da una commovente e delicata ironia che emerge in molti passaggi. Una caratteristica, questa, che ha contribuito a rendere la lettura di “Nuvola con vista” più che piacevole.
Per meglio addentrarci in questa lettura, ho invitato l’autrice a partecipare alle Boodinterviste.
VG: Buongiorno, Roberta. Grazie per aver accettato il mio invito.
RC: Buongiorno, grazie a te Valeria.
VG: Chi è Roberta? Cinque aggettivi per descriverti.
RC: Sincera, altruista, sensibile, fantasiosa, gioiosa. Questi sono aggettivi che mi hanno attribuito e sui quali sono d’accordo. Se avessi dovuto sceglierne uno soltanto, avrei scelto di definirmi Sognatrice.
VG: Parliamo dei tuoi libri. All’attivo hai due pubblicazioni: “Un amore cucito addosso” e “Nuvola con vista”. Due narrazioni diverse, due stili diversi, due storie molto diverse tra loro. Quando hai avvertito il bisogno di raccontare? Hai seguito dei corsi di scrittura?
RC: Il bisogno di raccontare credo sia nato in me fin da piccola, mi raccontavo storie e le vivevo nella mia testa, più tardi inventavo storie da raccontare a bambini più piccoli di me che mi erano affidati, il ruolo di babysitter “raccontastorie” mi veniva spontaneo. Da adolescente tenevo un diario e infatti è proprio da lì che ho preso spunto per scrivere “Nuvola con vista”. Per il corso di scrittura ci sto seriamente pensando per affinare quelle che sono le tecniche di scrittura creativa.
VG: Torniamo a “Nuvola con vista”. Come ho scritto in precedenza, sono rimasta colpita dall’ironia che la tua scrittura mi ha trasmesso. Non credo sia solo una caratteristica della tua scrittura, ma pur non conoscendoti di persona, credo che sia un aspetto della tua personalità. Sbaglio?
RC: Non ti sbagli, e credo che quest’aspetto mi sia stato dato in eredità genetica da mio papà.
VG: Hai descritto la mancanza di un legame autentico con i tuoi genitori. Da adulta, questa mancanza ha influito sulle tue scelte di vita? Se sì, quali?
RC: Credo che abbia influito non poco, all’inizio non volevo sposarmi per esempio, perché mi dicevo se tutto fosse andato a rotoli – com’era successo ai miei – non ne sarebbe valsa la pena. Poi la mancanza di affetto e di una famiglia tutta mia e il desiderio di avere dei figli da amare ha prevalso e ho detto di sì a quello che è tuttora mio marito dopo ben trentasette anni!
VG: Nel tuo libro hai usato i ricordi per edificare la trama e per avvicinare il lettore alla tua storia passata. Possiamo dire che i ricordi sono essenziali, per chi scrive libri?
RC: Credo che sia importante il ricordare, se si racconta di storie vissute o che s’immagina di poter vivere. Prendere spunto da ricordi personali è certamente molto utile. Molto di più, però e secondo me, è osservare lo spazio che mi circonda, la natura, le persone. Io lo faccio e quando le osservo da perfette sconosciute, nella mia mente, diventano potenziali personaggi.
VG: Un altro elemento che merita un cenno è il coraggio, di cui la tua opera – ed esperienza di vita – è ricca. Che cos’è il coraggio? Si può alimentare e se sì come?
RC: Il coraggio per me è stato il voler restare. Amo la vita e non mi sentivo pronta ad abbandonarmi al dolore e lasciare che la malattia prendesse il sopravvento. Dovevo ancora fare e dire e, perché no, anche scrivere parecchie cose. Tra le principali “cose da fare”, certamente veder crescere e seguire i miei figli e ora anche i nipotini, quindi se dovessi di nuovo affrontare un problema così grande lo farei con la stessa forza di volontà. Ecco, io la chiamo forza di volontà e istinto di sopravvivenza. Molte donne che hanno dovuto affrontare questa prova, sono definite guerriere e coraggiose. Io non ritengo di esser stata coraggiosa, anzi avevo una paura enorme, ma la voglia di vivere è stata più forte, grazie a Dio.
VG: Un ulteriore tema che mi ha colpito è il rapporto con il proprio corpo, tema sempre attuale, soprattutto per noi donne. “Questo corpo, che avrei dovuto vedere tutti i giorni per il resto della vita, somigliava sempre più a quello di un orso di pezza patchwork”, hai scritto. Una frase forte ma sincera. Penso che le cicatrici siano una fotografia del nostro vissuto e non dovrebbero essere considerate qualcosa di cui vergognarsi. Che rapporto hai, oggi, con il tuo corpo?
RC: Mentirei se dicessi che non ho alcun problema, accetto le rughe e i capelli grigi ma faccio fatica ad accettare l’asimmetria causata dalla mutilazione e ricostruzione che ho dovuto subire. Con il passare degli anni, questa cosa diventa sempre più visibile e mi da fastidio. Non è solo un fattore estetico, penso che mi dia fastidio perché mi rammenta tutto quello che ho vissuto e che resterà sempre la più grande cicatrice, quella interiore. Sono grata di esser viva ma è normale che ancora oggi a volte io provi sconforto.
VG: Il bisogno di appartenere – il bisogno di affidarsi agli altri – è evidente, soprattutto quando la vita ci mette alla prova e tu hai fatto emergere questa necessità, in “Nuvola con vista”. Un messaggio che dovremmo tenere a mente, soprattutto quando perdiamo di vista le cose importanti e rischiamo di incrinare i rapporti con i nostri cari. Quali sono, secondo te, i prìncipi essenziali per mantenere rapporti di valore?
RC: L’unico principio essenziale credo sia l’onestà, partendo da quella verso gli altri ma anche verso sé stessi.
VG: Hai realizzato il sogno di avere una famiglia tua. Hai altri sogni che vorresti condividere con noi?
RC: Ne sto per realizzare uno che è quello di tornare alle mie origini, tornare nella mia terra che tanto mi è mancata in tutti questi anni e infatti presto mi trasferirò in Sardegna. Comunque il mio cassetto dei sogni non si svuota mai perché appena ne realizzo uno mi piace riempirlo ancora di sogni nuovi. Vedi? Lì in fondo c’è il corso di scrittura e se guardi bene anche il mio più bel libro! Quello che avrà successo vero! Ma sì, esageriamo mettiamo un bel best-seller in quel cassetto, mai dire mai.
VG: Ti lascio uno spazio per comunicare con i lettori.
RC: A voi che avete letto i miei scritti, vorrei dire grazie, del tempo che avete speso per farlo, grazie di essere entrati nel mio mondo e di avermi dato l’opportunità di entrare nel vostro. Se i miei libri vi hanno regalato emozioni, allora vale la pena che io continui per questa strada e che m’impegni per regalarvi altre storie.
Grazie a te Valeria per l’interesse sincero che hai dimostrato da subito leggendo le mie storie. A presto, Roberta
VG: E noi ringraziamo le persone come te, Roberta. Persone che amano la vita e sono testimoni di speranza.
Nota biografica dell’autrice:
Roberta Colombari è nata a Villasimius in provincia di Cagliari il 18 dicembre 1963.
Figlia di uno chef di cucina e di una casalinga. Dopo la separazione dei suoi genitori, è affidata alle cure della nonna paterna e va a vivere a Lugano nella Svizzera italiana. Dopo il matrimonio, si trasferisce a Zurigo dove, due anni dopo avrà il primo dei suoi quattro figli. Si stabilisce in seguito nella Svizzera francese, dove vive tuttora. Mamma e casalinga, per passione ama leggere e scrivere. Ama, la natura e gli animali. Crede nell’amicizia e nei rapporti umani, si definisce una donna semplice che ama la vita.
Primo libro pubblicato da Sa Babbaiola, dal titolo Nuvola con Vista. Ripubblicato in seguito in self su Amazon.
Secondo libro pubblicato da Amarganta – titolo “Un amore cucito addosso” – 02.06.2021. Ottiene un attestato di merito al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti, sesta edizione, nel novembre 2021 e si classifica al terzo posto nella categoria narrativa edita al Premio Internazionale Penne, Festival delle Arti IV, edizioni a luglio 2022.
Contribuito con un piccolo componimento per la raccolta – “Andrà tutto bene” – aprile 2020, il cui ricavato andrà in beneficenza.
La poesia “Soffio di vento” è tra le selezionate per l’antologia “Donne che leggono” edito da Gian Giacomo della Porta Editore, aprile 2021
Un suo testo è stato inserito nell’antologia in 100 parole “Cartoline da Milano”, di Giulio Perrone editore per marchio L’Erudita.