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“Un amore cucito addosso” di Roberta Colombari, Amarganta.

Quanti pensieri dedicate ai personaggi che incontrate nei libri che leggete? Mi spiego meglio, forse la domanda, così scritta, non è chiara. Un bravo autore – pur dedicando gran parte del suo lavoro alla trama, all’ambientazione e alla costruzione logica della struttura – non può dimenticare l’empatia che i suoi protagonisti devono sprigionare e quel legame che resta vivo, anche dopo la parola fine. Una sorta di filo immaginario, una specie di flash che si accende a intermittenza e che ti riporta, di tanto in tanto, alle azioni di quel personaggio, alle emozioni che ha suscitato in te e a quelle che ancora ti porti dentro.

Penso a questo, da quando ho terminato la lettura di Un amore cucito addosso” di Roberta Colombari, pubblicato da Amarganta, e il personaggio che mi ha spinta a scrivere questo lungo incipit è Lucia.

Prima di portarvi a conoscere questa donna straordinaria, un breve cenno alla trama è doveroso. “Un amore cucito addosso” è una storia di famiglia che, come tale, narra amori e dolori da un punto di vista molto particolare: il narratore è, infatti, una voce molto originale e schietta, che si presenta subito al lettore in tutta la sua semplicità. Una voce interessante che interviene al punto giusto e che presenta la famiglia Altavilla: una stirpe di imprenditori buoni, intraprendenti, lungimiranti. Giovanni e Lucia sono gli “ultimi” sposi, coloro i quali si sono innamorati davanti ai tessuti che lui vende e lei taglia, che sentono la fortuna sulla pelle, il potere del tutto e anche di più. Sarebbe tutto perfetto, non fosse che in letteratura (e nella vita) il destino prepara sgambetti e curve a gomito da affrontare con la giusta determinazione.

Lucia è una donna che vive ogni istante della sua vita e questa fine psicologia mi è piaciuta moltissimo: nel suo vivere ho trovato intensità, speranza, lotta, coraggio, commozione e resilienza. In Lucia c’è l’essere vivente che interpreta i messaggi della vita, che attraversa i dolori e che prosegue, nonostante tutto. Ed è questo che mi ha colpito: il suo vivere convinta di essere al posto giusto, nel momento giusto, anche quando il dolore è così grande che ti toglie il fiato. La sua bontà, il suo fidarsi della vita, il suo restare a galla: mi ha conquistata, totalmente.

Attorno a Lucia, poi, si stringe una corona di personaggi, tutti indispensabili, ognuno dei quali è incastonato come una pietra preziosa: il piccolo Lorenzo – intelligente, dolce e amabile -, l’avvenente Julia – una donna da scoprire -, i suoceri – anime sempre presenti –, e naturalmente Giovanni: l’uomo che ha scelto di amare.

Un’ulteriore nota positiva è data dall’ambientazione geografica. L’autrice ha scelto una cornice invitante, quasi romantica, per la storia di Giovanni e Lucia: siamo a Penne, un borgo dell’entroterra abruzzese. Un luogo che l’autrice riesce a far diventare una casa in cui tornare e da cui partire.

Nella sfera gastronomica, l’autrice ha puntato sulla semplicità, sui piatti di casa e della tradizione del luogo cosicché il quadro generale si mantiene in linea con il progetto iniziale. Lucia riceve la proposta di matrimonio davanti a un gelato; il banchetto propone gli arrosticini, pipindune e ove (una preparazione a base di peperoni cornetto abruzzesi), pinzelle (dolci base da farcire con fantasia) e, naturalmente, la classica torta nuziale; le colazioni, a casa Altavilla, sono a base di marmellata casalinga, l’unica nota spinta è Giovanni che usa il whisky per stemperare lo stress. Le cene nei ristoranti raffinati non mancano, ma è davanti alla tavola di casa che i due sposi si ritrovano.

Sì, avete letto bene: ho scelto il verbo ritrovarsi. Perché è questo che succede a Giovanni e Lucia. Infatti, “Un amore cucito addosso” non è uno sdolcinato inno all’amore a prima vista, all’entrata in scena di bellissimo principe azzurro che porta la sua amata sulle ali della felicità. In questo romanzo ci sono segreti, tanti e dolorosi, difficili da digerire e da tenersi addosso; ci sono i viaggi, quelli dai quali non puoi tornare come se niente fosse accaduto; c’è la paura oscura di perdere chi ami e la sofferenza che questo genera. In fondo a tutto, però, la forza (il destino, la buona sorte, il credo o come meglio preferite chiamare quella luce che brilla anche se il buio è fitto) subentra in ogni pagina, in ogni frase, per lei, Lucia, ma non solo.

Infine, una nota di merito va all’autrice: ho trovato una penna decisa, amichevole e fidata. Una penna da osservare, insomma.

Si ringrazia l’autrice per l’invio diretto del file lettura.

Nota biografica dell’autrice:

Roberta Colombari è nata a Villasimius, in provincia di Cagliari, figlia di uno chef e di una casalinga. Dopo la separazione dei genitori è affidata alle cure della nonna paterna e si trasferisce a Lugano, nella Svizzera italiana. In seguito risiede a Zurigo e nella Svizzera francese. Mamma e casalinga, ama la lettura, scrivere romanzi, la natura e gli animali. Crede nell’amicizia e nei rapporti umani, si definisce una donna semplice che ama la vita.

Il sito internet della casa editrice è: http://www.amarganta.eu.

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