Quali sono gli elementi che stuzzicano l’ispirazione di uno scrittore? Da dove provengono le scintille che innescano la visione, il viaggio? Domande aperte, cari lettori, le cui risposte racchiudono personalità e unicità: il vissuto e il vivendo, l’emotività e la sensibilità, i concetti e le ipotesi, le competenze e l’immaginazione e molto, molto altro.
Una significativa fonte d’ispirazione è sicuramente l’attualità. Penso al contesto sociale, alla struttura economica, alla storia di un luogo e alla sua geografia: il mondo che ci circonda, insomma. Un mondo che, agli occhi curiosi di un artista, diventa terreno fertile per lo sviluppo di un’idea.
Un esempio di quanto il mondo esterno riesca a essere influente è il nuovo romanzo di Angelica Romanin: “Ritroviamoci alla fine del mondo”. L’autrice ha ambientato la narrazione nel 2012, un arco temporale che, oggi, molti di voi non classificherebbero come il più infausto, visti gli avvenimenti in corso, ma che allora venne marchiato come il più temibile di sempre. Si temeva, infatti, che un’antica profezia Maya si sarebbe avverata il 21 dicembre e il nostro mondo sarebbe finito in una catastrofe annunciata. Una sorta di fine del mondo causata da eventi inarrestabili.
All’interno di questo contesto di presagi e rischi, di cambiamenti e variabili, di pseudofidanzati e fedeli amici, l’umorismo di Martina – la protagonista del romanzo – è una luce che irradia energie capaci di sorprendere e di strapparti più di un sorriso.
A questo proposito, e prima di addentrarci oltre, una nota è doverosa. Angelica Romanin possiede l’invidiabile talento di comunicare attraverso una scrittura fluida, trasparente, ma, soprattutto, divertente, a tratti comica. Il contrasto che si genera, in questo modo, è appetibile e gradevole, e inoltre, questo effetto spezza l’andamento sentimentale che è parte fondamentale della trama.
Nella trama, dunque, troviamo gli elementi base di un romanzo rosa, fresco, giovanile e intenso: Martina perde lavoro e fidanzato, torna a vivere nella casa di famiglia e, da quel momento, si innesca una miccia che accende le sue avventure sentimentali, condite da nuove e vecchie amicizie e da un costante vagare tra le domande eterne alle quali le è sempre più difficile rispondere. È il suo posto nel mondo, il suo arrivare alla meta, e il suo viaggio verso una destinazione ignota: questa è Martina. Con Sara, la sorella, i battibecchi sono esilaranti, con la mamma, affetta da sciagura-fobia, ancor di più. E poi c’è la nonna, il personaggio che rispecchia il tema matriarcale-femminile sul quale è basata l’opera: una donna che sa. I muffin, le crostate, le lasagne bagnate da un’abbondante colata di ragù sono i mezzi che sceglie per portare in tavola ciò che davvero conta.
Angelica Romanin ha scelto uno stile narrativo spigliato, schietto. Martina ti trascina nelle sue sfortune, nei i suoi fallimenti, nella sua confusione arricchendo il racconto di ironia e sarcasmo. Per lei, l’Amore è un groviglio, una tela nella quale resta intrappolata, una strada senza cartelli stradali, e le cene romantiche, gli aperitivi, le fughe dalla città sono un espediente per cercare, di continuo, la risposta.
È di Martina, una citazione che riporto: mi ha colpito particolarmente, perché rappresenta al meglio la direzione del romanzo (e non a caso, l’autrice ha scelto un’immagine gastronomica):
“… Se Giuseppe era pane e Nutella, Filippo era fragole e champagne…”
“Ritroviamoci alla fine del mondo” è ricco di similitudini e contrasti, in giusta dose e senza accavallamenti: l’ambientazione temporale scelta, come già detto; il negativismo mediatico – e un evento sismico straordinario – che si fonde alla leggerezza che usa la protagonista per narrare le sue sventure amorose; la struttura famigliare matriarcale, il ruolo sociale della donna e la forza che, un nucleo simile, possiede per natura; il tema della posizione lavorativa che, in questo caso, viene trattato con veridicità (sono certa che molte ragazze si ritroveranno in Martina) e, infine, il bisogno umano di stare nel gruppo, tra gli Altri, e di ritrovarsi sempre, fosse anche “alla fine del mondo”.
Si ringrazia l’autrice per la copia lettura in omaggio.
Nota biografica dell’autrice:
Angelica Romanin è nata e vive a Ferrara. È diplomata in lingue e ha frequentato la facoltà di scienze biologiche. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2008 con Giraldi editore, riedito a luglio 2020 con il titolo “Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie”.
È inoltre autrice della commedia romantica “Il Natale che non ti aspetti” e di una climate-fiction di fantascienza dal titolo “Nel futuro che ci attende”.
Il libro è disponibile su http://www.amazon.com