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“Cambio vita – Vado a fare il soccorritore” di Francesco Nucera,Augh!Edizioni.

Quando il lavoro è una mansione e quando, invece, una vocazione? Qualunque sia la vostra professione, la domanda è sempre valida. Che siate manager o commessi, imprenditori o dipendenti, vi sarete domandati, ora o in passato, se il posto che occupate è davvero quello per cui siete nati. E, certamente, vi sarà capitato di sognare il cambiamento, un luogo diverso, colleghi più simpatici e superiori più umani, orari adattabili e meno stritolanti. Se poi volessimo soffermarci sullo stress (adesso si chiama sindrome da burnout) allora scriveremmo un volume di grandezza simile a un’enciclopedia.

Ogni casella della vostra professione, tuttavia, è inserita in un contenitore più ampio: il lavoro che svolgete parla di voi, anche se qualche volta non ve ne accorgete. Ed è proprio questo a fare la differenza: non siamo nati per fare tutti lo stesso lavoro. “A ognuno il suo” scrisse Sciascia e mi permetto di prendere in prestito questa citazione che sento appropriata e funzionale.

Immaginate, ora, il ruolo di un soccorritore. Quando scrivo “ora” intendo quest’epoca storica, pandemica, folle e triste ma anche densa di solidarietà e bontà. Vi viene in mente le vocazioni, la missione, la cura, il sacrificio, la generosità, l’impegno, la resistenza, la paura, il coraggio? E se, oltre questi valori, ci fosse l’esigenza di rientrare a pieni voti nella vita? Se ci fosse il bisogno di riscattare sé stessi, il proprio passato, per redimersi o per far parte di una normalità che, altrimenti, non ci sarebbe?

“Cambio vita – Vado a fare il soccorritore” di Francesco Nucera, edito da Augh!, ci racconta la storia di Marco e Bruno, due personaggi diversi (sotto tutti i punti di vista) eppure legati da un unico vincolo: il lavoro. Sono entrambi soccorritori (Marco è un volontario) e l’ambientazione storica è il primo capitolo della pandemia Covid, quando ancora si brancolava nel buio. L’ambientazione geografica è l’interland milanese, Rozzano per la precisione: siamo nell’occhio del ciclone, insomma.

Marco è un ragazzo di ventitré anni cresciuto tra violenza, criminalità, solitudine e rabbia; Bruno è un uomo che ha un vuoto dentro e attorno a sé, al suo attivo anni di lavoro e un matrimonio già fallito. Marco ha bisogno di un riscatto; Bruno sta per affrontare una valanga che lo metterà a nudo.

Marco organizza la sua vera prima cena romantica per Claudia e nel dubbio, prepara una bottiglia di vino e una di birra: è certo che la scelta determinerà l’esito della serata. Marco ha bisogno di Claudia, perché in lei vede il suo futuro, l’ancora di salvezza che gli permetterà di mettere a tacere il richiamo costante che proviene dal suo passato. Per questo si adatta a una serata sushi anche se preferirebbe una pizza.

Bruno si ciba di grana e ascolta la musica che la tecnologia ha scelto per lui; va in cerca del Kefir, al supermercato, come se questo bastasse a cambiare abitudini e a riportare indietro la moglie Katia; inghiotte tramezzini per colmare un vuoto che, invece, si allarga sempre di più, mettendo in luce le sue debolezze.

Intanto, le ambulanze macinano strade e curve, i soccorritori indossano tute protettive, la leggerezza dura il tempo di un caffè e la rabbia cresce. Non è la pandemia, la causa, ma una voragine profonda, frutto di cattiverie e rabbia, che non lascia scampo.

Francesco Nucera affronta il tema della precarietà lavorativa, del futuro incerto, del riscatto da ingiustizie, della vendetta e della violenza familiare, della criminalità e della prevaricazione sociale, del complotto e della verità, e, nel farlo, non si dimentica di inserire la solidarietà, l’amore, l’amicizia, il sostegno, il coraggio e un pizzico di ironia, soprattutto in alcuni dialoghi (un contrasto curioso e creato con una buona tecnica). Infine, è interessante (e determinante) la testimonianza che giunge, seppur in forma romanzata, della vita del soccorritore: un insieme di doveri, scelte, messaggi e azioni.

Si ringrazia Valentina Petrucci dell’ufficio stampa per l’invio del file lettura in omaggio.

Nota biografica dell’autore:

Francesco Nucera è nato a Milano nel 1979 dove ha vissuto fino all’adolescenza. Nel ’94 ha lasciato il capoluogo lombardo per trasferirsi con la famiglia nella vicina Rozzano. Ma è solo nel 2002, quando lo Stato lo ha obbligato a svolgere il Servizio Civile in ambulanza, che è entrato veramente in contatto con la sua nuova città.
In due decenni da soccorritore dipendente ha imparato a conoscere e apprezzare Rozzano, tanto da dedicarle libri e racconti con cui spera di trasmettere la sua passione per quel micro mondo che cresce all’ombra di Milano, ma che così poco condivide con la città della moda. Oggi vive nelle campagne tra il capoluogo lombardo e Pavia in compagnia di sua moglie e dei loro tre figli. Anche in questa pandemia continua a lavorare in ambulanza.
È il cofondatore di Minuti Contati, un portale online di scrittura creativa su cui organizza contest letterari.
Per AUGH! ha già pubblicato Le mille facce della stessa moneta (2017) ed Ernesto – Genesi di un eroe (2018). Tra le altre pubblicazioni: Nerd antizombie – Apocalisse a RozzAngeles (2019, Nero Press Editore), Il popolo delle sabbie (2020, PS Edizioni).

Il sito dell’editore è: http://www.aughedizioni.it

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