Le finestre dell’appartamento del secondo piano sono aperte e attorno vibra un’aria fritta e rifritta, con un aroma stucchevole di malto bruciato. Due voci si alternano e si sovrappongono in densi strati simili a millefoglie grondanti crema rabbiosa. Una voce maschile impasta parole e borbotta in sottofondo mentre un’altra, femminile, usa crude frasi agro-dolci e le caramelle addensando l’aria. A lungo ripetono gesti e brasano parole logore, dal gusto raffermo.
Improvvisamente lui lancia suoni taglienti e lei risponde a tono usandoli per sminuzzare tutti i ricordi, come una dadolata di verdure miste senza più dignità.
Il risultato è un silenzio immobile, pulito.
Se i vicini, solo i curiosi, potessero sbirciare dalle finestre, vedrebbero lui sgonfiato sul divano, con lo sguardo perso, rigirare ogni cosa tra i denti e infine inghiottirla percependo un sapore tardivo amarognolo ma fruttato. Nella sua mente i pensieri sobbollono e traboccano in sudore impregnato di antiche essenze, non trovano altra strada, spengono l’ardore.
Lei, in fondo alla stanza, impazzita di rabbia, soffrigge lentamente ogni parola. Poi con un’ultima breve frase, impiatta la vendetta.
E la serve fredda.
Le loro vite non si sono amalgamate bene, sono appassite a fuoco lento appiattite da una preparazione carente, insapore, senza aromi. Nessuno li ha bagnati con passione, neppure loro hanno saputo coltivare quel poco di gusto gradevole che avevano incorporato.
Entrambi bardati delle proprie convinzioni come lardo sull’arrosto, si sono sfatti in poltiglia senza identità. Hanno perso colore, sapore e consistenza come una zuppa di verza stracotta.
Rimane soltanto un intruglio insulso.
Eppure, l’indomani, dal flambaggio risorgono entrambi. Frollata la rabbia, avvolta ogni cosa nell’oblio, continuano nella solita vita cercando senza sosta un gusto, un profumo che li faccia lievitare sopra le amarezze, leggeri. Non trovandoli nella dispensa comune, ancora una volta monteranno parole stantie e raggiungeranno il punto di fumo senza notare la zaffata di rancido.
È la solita storia.
Non riescono a provare una ricetta nuova che insaporisca la loro vita. Si limitano ad aggiungere ogni tanto dell’uvetta passita nell’illusione di addolcire il calice amaro. Non hanno il coraggio di aprirsi a sapori inusuali, esotici, rinfrescanti. Saranno fortunati se il destino, beffardo Chef, inserirà q.b. di piccante per rinvigorire il piatto.
Però potrebbe anche buttare tutto!
Nota biografica dell’autrice:
Anna Maria Castoldi è nata a Mariano Comense. Si è trasferita per studio a Milano dove abita, dal 1976, con marito e figlio. Professionista della prevenzione in sanità pubblica nell’ambito materno infantile con specializzazione nell’educazione sessuale, ha lavorato come assistente sanitaria in un Consultorio Familiare dell’ASL di Milano per molti anni fino al collocamento a riposo.
Insieme con la collega e amica Miriam Donati ha partecipato e vinto alcuni concorsi letterari, altri li ha vinti da sola, negli anni 2014, 2015 e 2016. In seguito, hanno pubblicato due gialli: nel 2017 “Delitti nell’orto” (Happy hour)e nel 2018 “Fughe e ritorni” (Scatole Parlanti) finalista al Garfagnana in Giallo 2018. Nel 2019 Anna Maria e Miriam hanno pubblicato insieme a Giovanni Milanesi “La svolta” con Edizioni Convalle. Con questa casa editrice nel 2020 hanno ripubblicato “Delitti nell’orto, le prime indagini della sciura Marpol” con l’aggiunta di una indagine supplementare.