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“Vite” di Elisabetta Motta, Edizioni Convalle.

Autunno tempo di castagne e zucca, di colori intensi che accendono la natura, di boschi che accolgono camminatori curiosi, di raggi di sole più tenui e, forse, proprio per questo, ancora più preziosi; tempo di legna da far asciugare, di ricordi dell’estate, di progetti per il futuro.

Autunno tempo di dolci coccole davanti a un camino acceso o tra le curve di una coperta di lana confezionata da mani che ci volevano bene; tempo di giornate che si accorciano e di serate più brevi nelle quali le storie si riprendono il loro tempo.

Autunno tempo d’attesa e di speranza; tempo per ritrovare gioie semplici e passatempi che l’estate ci ha fatto accantonare.

Se anche per voi l’autunno è una stagione affascinante, ricca di suggestioni e sfumature, sarete sicuramente d’accordo con me quando dico che un libro letto nella pace della sera, mentre le voci nella strada si spengono e la luna bagna la notte, è una fortuna irrinunciabile.

“Vite” di Elisabetta Motta, pubblicato da Edizioni Convalle, è sicuramente un libro da tenere tra le mani nelle serate più dolci, ma soprattutto in quelle più severe, quelle che hanno segnato, che restano indelebili e che hanno cambiato il corso della nostra esistenza. E’ un libro che serve, come un dizionario nei momenti di dubbio, come un manuale per seguire quell’istruzione che non ricordi. E’ una storia che continua, anche e oltre le parole e, per questo, “Vite” è un percorso ricco di ostacoli, speranze, sorrisi e lacrime.

Immaginate un casale antico e ristrutturato, nelle verdi colline dell’Italia centrale, adibito a hotel e ristorante. Ora immaginate una donna in compagnia di sua figlia, nella grande cucina i cui muri sono decorati con paioli in rame, un arrosto che cuoce nel forno, il profumo del tartufo e del limone che fanno da condimento a ravioli di sfoglia rigorosamente fatta a mano, mini pavlove ai frutti di bosco che riposano nella credenza e un prosecco invecchiato pronto per essere gustato. Continuate e disegnare l’ambiente: una tavola semplice, illuminata da una lama di luce che proviene dalla finestra, una tovaglia di lino grezzo, posate in argento e piatti candidi, un centrotavola di ortaggi e fiori e il profumo di casa che aleggia in ogni angolo.

Ecco, questo è il contesto in cui Gloria, padrona di casa, accoglie Sveva e Alma, due amiche che non vede da oltre trent’anni.

Il tempo dei ricordi è servito e non è facile, in principio, dover affrontare se stessi, davanti a occhi che si conoscono bene. Perché a volte è più semplice tacere, godersi un calice di bollicine e ascoltare, piuttosto che confrontarsi. Fa meno male, e credo che a ognuno di noi sia capitato, almeno una volta nella vita, di nascondersi tra le parole ascoltate. Tuttavia, converrete con me che l’amicizia (quella vera) vince qualsiasi difesa e scioglie le briglie, anche le più strette. È così che Gloria, Alma e Sveva scoprono se stesse, le loro esistenze e i loro dolori, con semplice commozione.

L’esperienza di essersi ritrovate s’intreccia come un filo di seta alle loro vite perché stare insieme, a quel punto, diventa un obiettivo da raggiungere, un traguardo meritato, dopo tanta sofferenza e, proprio per questo, un viaggio sembra essere ciò di cui hanno più bisogno. Oman, meta e destinazione, se stesse e speranze, in valigia. I dolci profumi dell’oriente diventano un collante che salda amicizia e valori. Ci sono le spezie che colorano le bancarelle dei mercati e che fanno sembrare tutto più bello; datteri e caffè omanita servito nelle tazze senza manico in segno di accoglienza; essenze di tè che incuriosiscono e che creano complicità. C’è la prima cena a base di humus, harissa (salsa piccante con aglio) e baba ganush che meraviglia e rallegra; c’è l’ultima gita nel sud del paese, dove sugli alberi c’è il cocco e il mare è più verde, un’esperienza dalla quale non si potrà più tornare indietro.

“Vite”, all’apparenza una trama lineare, nasconde invece una serie d’intrecci articolati che s’immedesimano nell’elaborazione dei personaggi e nelle loro vicende passate. L’altalena temporale è gradevolmente inserita nel presente e la formazione di lunghi dialoghi crea veridicità e vicinanza al lettore. L’utilizzo di un linguaggio espressivo e liscio, soprattutto nei dialoghi, rappresenta al meglio l’ambientazione fisica e psicologica dei personaggi. Le tematiche sono trattate con delicatezza e decisione e questa peculiarità è, a mio avviso, un valore aggiunto alla narrazione che, in questo modo, risulta gradevole e scorrevole.

Si ringrazia l’autrice per l’invio diretto del manoscritto.

Nota biografica dell’autrice:

Elisabetta Motta è nata a Catanzaro ma vive a Roma da molti anni. È traduttrice dall’inglese e dal francese, e autrice di romance. Ha tradotto e curato in prima edizione italiana l’opera di H.G. Wells, Fiamma viva. Collabora con affermate riviste femminili come editor e autrice di racconti. Ha pubblicato in formato digitale i seguenti titoli per Rizzoli, collana Youfeel: Incontro veneziano, Mora selvatica, Tè nero, vaniglia e baci allo zenzero, La casa nel blu. Il suo romanzo Emozioni a fuoco lento, pubblicato sotto il marchio editoriale Leggereditore, ha segnato il suo esordio in libreria. Il suo ultimo romanzo è Vite, vincitore del premio letterario “Dentro l’Amore” sezione inediti, indetto dalla casa editrice Convalle che ha pubblicato l’opera.

Link di acquisto del libro: https://www.edizioniconvalle.com/vite-c2x31595770

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