Complice la pioggia, il brusco calo delle temperature e il vento che ha spinto l’aria contro le finestre oggi è tempo di pensieri.
Ritorno lungo la strada dei ricordi di un tempo, immagini sbiadite e accese, che cercano spazio nel presente.
Vedo una cucina imbiancata di luce bianca, un tavolo sporco di farina, un grembiule stropicciato e consunto, mani incerte, dita esperte, recipienti colmi di ingredienti grezzi. Sento violini, batterie, rime e canzoni, parole e battute. Sento profumi che si sprigionano e che abbracciano la musica rendendo l’aria ancora più piacevole. Colgo piccole certezze che calmano e infondono speranza, movimenti calmi e controllati, sguardi pazienti e attenti. Leggo pagine, ritagli colorati, sfioro la consistenza della carta. Resto in ascolto: c’è pace. Una pace virale che raggiunge ogni cellula di me.
I ricordi di quella cucina sono stati il fondamento della mia esistenza, anche se qualche volta non me ne sono curata.
La promessa è ricreare quella cucina, cullarla e crescerla, divulgarne la sapienza e la capacità di rendere grande un gesto semplice; è carpirne l’essenza, la certezza, la grandezza.
La promessa è una sfida: è tornare laggiù, nel passato e nei ricordi che l’hanno reso tale, raccogliere il meglio e portarlo nel mio presente.