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Curare l’orto per curare noi stessi.

Quando l’ortoterapia diventa un modo per creare legami con gli altri e con noi stessi.

Orto by Pixabay

L’orto una possibilità di crescita per tutti.

“Tenere un orto non è semplice, è un impegno costante, un lavoro faticoso. E, qualche volta, nonostante l’attenzione e la cura, il risultato non è all’altezza dei nostri desideri. Può arrivare la grandine che distrugge, o la pianta può ammalarsi. Succede. Perché qualche volta, anche se garantiamo il nostro impegno totale a un progetto, ci sono fattori esterni che non possiamo controllare. E allora, che si fa? Ci si rialza, si ricomincia, con ancora più impegno e voglia di costruire.” Citazione tratta dal mio libro Diario culinario di una mamma in quarantena, Edizioni Convalle.

L’ortoterapia: un metodo curativo.

Fin dall’antichità, l’uomo ha messo le mani nella terra. La storia narra che fu la Mesopotamia, migliaia di anni fa, a concedere all’uomo nomade la possibilità di fermarsi e di costruire una vita sedentaria, legata alla terra, ai frutti che lei poteva offrire, e al lavoro quotidiano che era necessario al fine di raccogliere gli stessi frutti. La storia che i nostri antenati hanno vissuto è cambiata totalmente, quando è stata avvertita l’importanza di dedicarsi a un lavoro costante, quotidiano, manuale e cognitivo che ha permesso all’uomo di modificare la propria alimentazione. La storia attuale, ricca di tecnologia e modernità ma di eventi catastrofici, racconta lo stesso principio, anche se più nascosto: la terra è il fulcro della nostra alimentazione, della nostra vita presente e futura. La terra, tuttavia, non ricopre solo un valore pratico ma si pone in un ottica sempre più legata al bisogno di creatività e di distacco dalla realtà che l’uomo moderno sta vivendo. Lo stress legato al lavoro, alla continua corsa contro il tempo (un tempo che ci tiene legati, come se fosse un cappio al collo) e ai ritmi quotidiani in generale, ha contribuito a riportare l’attenzione su quanto un’occupazione manuale sia d’aiuto per ripristinare il normale equilibrio psicofisico. Mi riferisco all’ortoterapia – o Horticultural Therapy – una disciplina che, affiancata a un’adeguata terapia medica, ha come obiettivo una rinascita energetica dell’individuo ma non solo, visto e considerato che è stata introdotta anche come terapia di supporto a malattie come l’Alzheimer. In rete ci sono molti riferimenti a questa pratica che in Italia è stata introdotta e valutata positivamente da qualche anno, ma che potrebbe raggiungere una diffusione più capillare. Sono due gli articoli che più mi hanno convinto di più: il primo è quello di San Raffaele, il secondo porta la firma di un settimanale molto conosciuto: Donna Moderna. In entrambi gli articoli, viene posta attenzione su quanto positivo sia l’incontro con la terra, un incontro che non conosce limiti di età. Nonni, genitori, bambini… siamo tutti invitati a ricongiungerci, a respirare i profumi e a sentire la carezza dolce della terra sulla nostra pelle. I benefici sono molteplici. Viene coinvolta la sfera emotiva e quella cognitiva, la sfera sociale e comunitaria, il rispetto, la pazienza, il decision making, il problem solving, le attitudini che non sapevamo di avere e, ultimo ma non per ordine di importanza, la reale possibilità di portare in tavola prodotti sani, a Km 0. L’orto, dunque, è un terreno da coltivare, nel qual ventre l’uomo pone i semi del suo futuro ma anche del suo IO più vero, quello più nascosto che, spesso, egli tende a nascondere e a sopprimere.

Orto in vaso per chi non vuole rinunciare alla vicinanza con la terra.

Basilico by pixabay.

Se l’ortoterapia è una disciplina che si affianca anche al parere di un medico, efficace in spazi adeguati e promossa da professionisti del settore, la possibilità di avvicinarsi alla terra e di trarne beneficio è realmente per tutti. Da qualche anno ormai, è sempre più consolidato il metodo di coltivazione urbana. I vantaggi, anche in questo caso, sono numerosi: l’economia domestica, il desiderio di cibi di freschi e sani, la voglia di creare qualcosa con le proprie mani, e la soddisfazione di vedere i propri frutti nascere, crescere e diventare “grandi”. Lo spazio verde ha un potere benefico sulla creatività che molto spesso viene azzerata a causa della frenesia a cui ci siamo abituati ed è uno spazio adatto anche al pensiero, all’ascolto di quella voce interiore che mettiamo a tacere, a volte per paura di ascoltare ciò a cui non siamo preparati. Non solo. Nella fase delicata delle decisioni, quelle che ci premono e che ci tolgono il sonno, il potere di un orto da coltivare è potentissimo: la mente di distrae ma non abbandona il progetto, anzi, è vero il contrario perché nella fase del distacco appare, seppur lentamente e a passi graduali, l’insight: quella percezione che illumina la direzione da prendere. Provare per credere.

Uno dei metodi per la creazione di uno spazio verde urbano e cittadino, adatto a chi non ha un giardino, è l’orto in vasi per balconi e terrazzi. Una soluzione pratica, possibile anche in aree limitate. Vediamo, in seguito, alcuni consigli ed esempi pratici per realizzare un orto in vaso.

Le piante che più si prestano al metodo “vaso” sono: pomodori, fagioli e fagiolini, carote, patate e le erbe aromatiche come il timo e il rosmarino. Per ogni pianta, tuttavia, è necessario rispettare la sua natura: il momento migliore per la semina, il bisogno di luce o la protezione dal freddo, lo spazio necessario alla crescita, l’irrigazione. Ogni pianta, infatti, seppur simile nei bisogni, ha necessità di essere inserita in un habitat che ne rispetti il suo più profondo equilibrio. Come noi. Anche noi siamo simili nei bisogni ma diversi nelle percezioni, nelle sfaccettature, nei dettagli. Ho trovato un articolo particolarmente dettagliato che spiega in dettaglio ma in maniera semplice ed esplicativa come creare un orto in vaso e quali sono le regole da rispettare: si tratta di Orto da Coltivare. All’interno della sezione dedicata a ogni pianta, l’autore ha elencato suggerimenti e indicazioni, una sorta di guida pratica che risponde a molte domande. Particolarmente interessante è, ancora, il messaggio che l’orto in vaso porta con sé: non è indispensabile disporre di spazi immensi. L’orto in vaso è davvero adattabile, a patto che si rispetti la pianta. Un ulteriore aspetto che merita di essere citato è l’unione che questa esperienza può portare, a livello familiare. Tutti – grandi, adolescenti, piccoli – possono contribuire alla nascita e alla cura della pianta, ciascuno portando la propria competenza, fantasia e creatività. Un modo, dunque, per rinsaldare legami e per concedersi una pausa da condividere. Un tempo scandito dal lavoro e dall’impegno che possiede un valore prezioso, non calcolabile.

Come fare per creare l’orto in vaso limitando le spese.

ortoterapia, orto in vaso
Tomato’s plant by pixabay.

L’aspetto economico merita una riflessione. Molti lettori, durante la lettura, si saranno già posti la domanda che, spesso, è quella che ci blocca, o che ci spinge in una decisione oppure, al contrario, ci obbliga a desistere. “Quanto costa creare un orto sul balcone? Conviene davvero?”. Non esiste, secondo me, una risposta unica e tombale. Questo perché i bisogni sono diversi, se applicati alla dimensione famigliare e lavorativa e anche in ragione del luogo in cui si vive. In questo articolo, mi limiterò a proporre idee e consigli validi ad aprire un varco che, spero, vi indirizzerà verso la soluzione più adatta alle vostre esigenze. La prima riflessione è legata al rapporto tra costo e utilizzo familiare del prodotto che avete deciso di piantare. L’insalata è quasi sempre presente sulla vostra tavola e siete in quattro, pranzo e cena. Questo indicatore rappresenta un largo consumo dell’ortaggio e, pertanto, si potrebbe vagliare l’idea di coltivarlo in casa. I pomodori freschi fanno parte della vostra cucina in maniera sporadica e due dei tre componenti della famiglia non li apprezzano, se crudi. In questo caso, vale la pena soffermarsi sul rapporto prezzo/consumo perché quando la pianta regala i suoi frutti e se questa è sana, il raccolto è discretamente abbondante pertanto l’ortaggio va proposto spesso, anche ed eventualmente in varianti.

Dopo questo excursus che conferma l’importanza di attivare un ragionamento personalizzato e mai influenzato dalle mode del momento, vi propongo di seguito una serie di possibilità di risparmio per creare il vostro orto sul terrazzo.

La prima possibilità di risparmio riguarda i contenitori e i vasi. Guida Giardino propone una serie di idee che ho trovato interessanti e molto originali. I miei preferiti sono la cassa di legno o i bancali, i sacchi di juta, una vecchia scatola di legno e le scatole di latta. Non userei mai i libri, invece, che, per ovvia deformazione professionale, considero sacri. In ogni caso, sono tutti oggetti di recupero che possono abbattere il costo del vaso.

Il secondo aspetto da considerare è il costo dell’impianto di irrigazione. Secondo Mondo Irrigazione, l’irrigazione a goccia è il metodo migliore e più efficace per rispettare la natura della pianta. In questo articolo c’è una spiegazione dettagliata su come creare un impianto dai da te. I più green potrebbero anche recuperare l’acqua piovana sfruttando i canali del tetto e riempiendo secchi e/o bottiglie. (Fate attenzione, tuttavia, in estate; come sapete le zanzare sono amiche dell’acqua stagnante).

Per quanto riguarda il terriccio, invece, è ancora Orto da Coltivare a fornire buoni suggerimenti, secondo me, anche se il richiamo ad acquistare sacchi di terra biologica – soprattutto per chi è alla prima esperienza – è uno dei suggerimenti che io ho seguito e che continuo a seguire. La terra, infatti, è alla base della sopravvivenza della pianta, l’equilibrio è fragile e delicato. Tuttavia, chi volesse spingersi in un’avventura nell’avventura potrebbe fare da sé l’humus di lombrico – considerato un amico delle coltivazioni in vaso – e questo potrebbe essere interessante, sotto l’aspetto economico. Esperienza laboriosa, certo, ma sappiamo che coltivare un orto significa proprio questo: cura, impegno, sacrificio, dedizione e pazienza. Una serie di elementi chiave, dunque, che sono alla base dell’esperienza umana che, qualche volta, tendiamo a dimenticare.

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