Raccontare storie è un bisogno? Scrivere racconti è una necessità, una sorta di dovere verso i personaggi e la trama? Mi piacerebbe conoscere il vostro parere, cari lettori, perché questa è una delle domande fondamentali alle quali, secondo me, uno scrittore dovrebbe rispondere. Il mio parere è senza dubbio che sì, sono le storie a chiamare gli scrittori e non il contrario. Mi piace immaginare le voci dei personaggi, gli intrighi che si celano nella costruzione del loro percorso all’interno della trama, del loro passato che si affaccia a volte in modo diretto altre volte in maniera più velata, i loro dialoghi che alimentano la narrazione e, in tutto questo, vedo lo scrittore come un mezzo attraverso il quale una semplice trama diventa una storia completa.
Leggere “Sorelle 2.0” di Marcello Morgera, edito da Pathos, ha sigillato questa mia convinzione.
Prima di scendere in profondità sul ruolo dell’autore, però, vi propongo una breve nota sul romanzo. Siamo in un’epoca moderna, a Roma, ma la trama è iniziata da lontano, durante la guerra dei Balcani, dove un gruppo di militari trova una bambina, nel pieno di una scarica di bombe. Le bambine sono due in realtà, ma solo una di loro verrà adottata da Attilio Martinelli, ora Generale dell’Arma, all’epoca a comando delle operazioni sul campo. La bambina, ora donna, è Angela, un personaggio costruito con grazia e determinazione, che ti conquista all’istante. Anche lei ha scelto l’Arma, per mestiere, ed è coraggiosa e ribelle. Mentre la trama viaggia, il lettore s’imbatte in Gabriella. Lei è una donna che sta subendo violenza, che vive nella paura e nella povertà più dura da accettare. Il legame è palpabile, vicino, potrebbe sembrare ovvio, e proprio per questo l’autore ha creato un intreccio ben riuscito e molto gradevole che non ha nulla di banale, anzi.
“Sorelle 2.0” racconta una trama originale con una scrittura originale e, a mio avviso, molto coraggiosa.
Ora, però, vorrei passare la parola direttamente all’autore che ha accettato l’invito a raccontarci il suo progetto.
Buongiorno Marcello. Benvenuto, raccontaci qualcosa di te.
Valeria buongiorno a te e buongiorno a tutti coloro che ti seguono con affetto. Sono una delle persone più “normali” di questa terra, parlare di me è una cosa estremamente facile, se non addirittura banale. Sono il classico padre di famiglia, e marito totalmente innamorato perso da quasi trent’anni della stessa unica donna, da cui trae ispirazione e fonte di vita. Oltre gli affetti, nella mia vita ho due grandi passioni (se non veri e propri bisogni): la prima sono i libri e la letteratura in generale; la seconda è quella per le cause perse quando sembrano irrimediabilmente perse. Ecco perché le mie storie si snodano sempre sulla tematica dei diritti civili, soprattutto quelli negati alle donne. Molte volte chi si dedica ad una causa persa e colui che non ha idea che sia persa, ed è così sprovveduto ed inconsapevole, che in rari casi riesce a cambiarne l’esito. Ecco io spero e mi batto affinché un giorno non ci siano più donne violate nel corpo o nell’anima.
Dopo aver letto la scheda introduttiva del tuo libro, e per tutta la durata della lettura, ho pensato a quanto sia vero il fatto che scrivere una storia sia un’esigenza. Vorresti raccontare ai lettori la tua esperienza e perché questo progetto è così importante per te?
Questo progetto per me è molto importante per due essenziali risvolti. Il primo, come ho accennato prima, è il rispetto dei diritti delle donne (calpestati brutalmente da tempo immemore), il secondo è a carattere un pò più personale e si lega a quelle patologie, oggi comunemente chiamate, disturbi specifici dell’apprendimento “DSA”, con cui anch’ io convivo. Molte volte chi è affetto da DSA, non essendo compreso, si allontana dalla cultura, o peggio dalle scuole, ed è questo il principale motivo per cui ho voluto presentare al pubblico questa opera in maniera non del tutto editata e lasciando in evidenza alcune imperfezioni che contraddistinguono noi DSA. Del resto come ho detto, io sono un amante delle cause perse, e quando mi è stato ripetuto, più volte sarcasticamente, che le donne non hanno bisogno d’aiuto e che un autore dislessico è una cosa che in natura non esiste, io ho risposto che in natura non esisteva nemmeno un compositore sordo, (lungi da me di paragonarmi con il grande Beethoven ) ed ho sentito forte l’esigenza di dire – o meglio di scrivere – ciò che io penso. Il riscontro che ho avuto mi rincuora e mi fa ben sperare, perché mi ha dimostrato che le persone sono molto meno superficiali di quanto le si dipinga.
Come e quando hai avuto l’ispirazione per questo tuo romanzo?
Purtroppo i casi di maltrattamento che ho letto sono davvero tanti, tra questi, due mi hanno ispirato in modo particolare. Il primo era quello di una giovane donna montenegrina, che dopo aver vissuto gli orrori della guerra ed essere rimasta sola con sua sorella minore, si è ritrovata a vivere gli orrori di una relazione distruttiva, perché legatasi inconsapevolmente ad un compagno violento. La seconda scelta, più che a un caso di maltrattamento, mi è rimasto impresso per la risposta d’aiuto che hanno dato le forze dell’ordine, nello specifico i Carabinieri, ad una donna perseguitata ed in pericolo di vita. Non potendo agire a tutela della vittima per via istituzionale, un gruppo di appartenenti all’arma, finito il loro turno di lavoro, hanno stazionato per più di un anno, assolutamente non retribuiti, sotto casa di lei, fin quando il giudice non ha potuto definitivamente allontanare l’aggressore. E da questo intreccio è nata l’idea di SORELLE 2.0.
Ho percepito rispetto e stima nei confronti della donna e nel quadro generale emerge la tua grande sensibilità narrativa. Vorresti raccontarci qualcosa a riguardo, magari una curiosità circa la creazione del personaggio di Angela e/o Gabriella?
In realtà, Angela e Gabriella rappresentano ciò che per me è la donna nel suo intero essere, la forza di superare limiti ed ostacoli, di non arrendersi mai e, soprattutto, ho cercato di mettere in luce un tratto tutto femminile – che ahimè – è molto carente se non a tratti inesistente in noi uomini, ossia il puro e nobile SPIRITO DI SACRIFICIO. Ovviamente qui ho avuto gioco facile perché, per costruire sia Angela che Gabriella, mi è bastato guardare negli occhi di mia moglie.
Avrai notato l’#boodperglialtri, sotto al titolo del tuo romanzo. Come sai, in questa sezione raccolgo le opere i cui diritti (anche parziali) vengono devolute in beneficienza. Il tuo è uno di questi. Vuoi parlarci di questo ulteriore progetto-nel-progetto?
Sì, con molto piacere. A dire il vero questo è uno dei fattori che ha contribuito a legare me e Pathos Edizioni (nelle persone di Luigia Gallo, Claudio Sturiale e Davide Denegri). Loro sono delle splendide e solidali persone, e di comune accordo, come è giusto che sia, si è deciso di dare una mano ha chi ne ha più bisogno. Anche quando si è parlato di progetto DSA a favore dei giovani, loro sono stati subito concordi e partecipi con la mia idea, ed insieme abbiamo dato forma ad un progetto mai realizzato prima, senza mai minimamente porci il problema di non essere capiti da una parte di lettori che pretende una forma letteraria impeccabile, e anche per stimolare ed aiutare una persona affetta da disturbi dell’apprendimento: bisogna aiutarlo a credere fortemente in se stesso. Quale migliore messaggio potevamo dare, se non quello che alcune volte bisogna saper andare oltre la forma per apprezzare il contenuto? Ovviamente è di assoluta importanza ribadire che i giovani con disturbi del tipo DSA devono sempre avvalersi dell’aiuto di professionisti che operano in questo campo.
Hai a disposizione uno spazio per lasciare un messaggio ai lettori che ti conoscono e a chi ancora non ha letto i tuoi romanzi.
Ho già ampiamente parlato del messaggio che cerco di lanciare nei miei scritti, che in definitiva si lega al rispetto dei diritti umani, per cui voglio concludere lanciando un ulteriore messaggio, che è quello dell’incentivo alla lettura e rimarco questa cosa perché davvero ci credo molto.
Leggete, leggete, leggete! Non importa se sceglierete Marcello o qualsiasi altro autore, ogni volta che regalate o leggete un libro, state arricchendo non solo voi stessi, ma anche me e tutto il mondo, perché la cultura è davvero l’unica cosa che ci rende liberi.
Si ringrazia l’autore per il file lettura in omaggio.
Nota biografica dell’autore:
Marcelo Morgera, nato il 20 giugno del 1972, a Cava de’ Tirreni. Da sempre risiede in una cittadina della provincia di Salerno, che l’autore ha molto a cuore, Nocera Inferiore. Città che più volte lo ha sostenuto e incentivato per il suo impegno sociale, soprattutto a favore dei diritti civili negati alle donne e contro la violenza di genere. Amante assoluto dei libri, e storico, tema a cui non ha mai smesso di dedicarsi.
Il suo primo romanzo UNA DONNA TRA DUE MOSTRI, sempre sulla scia della tematica violenza di genere, ha ottenuto non pochi riconoscimenti, facendolo conoscere da una buona fetta di pubblico che come lui ama pensare che uno scrittore, non sia né più né meno che un sognatore che ha avuto la fortuna di saper trascrivere i propri sogni.
Il sito web dell’editore è: http://www.pathosedizioni.it