La relazione tra l’uomo e le condizioni meteorologiche è uno dei più interessanti studi in ambito psicologico. Gli esperti sostengono che il nostro bisogno di conoscere in anticipo cosa succederà nel cielo rappresenti il bisogno di controllo che contraddistingue l’Uomo e la sua fragile natura. Ed è proprio questa necessità che ci induce a pensare a quanto, nonostante i nostri sforzi per dimostrare il contrario, siamo dipendenti e strettamente legati all’Ambiente che ci circonda: siamo una parte, un micromondo nel Mondo, un’esistenza che può considerarsi tale solo se inserita all’interno di qualcosa di più grande. Il concetto è più attuale che mai: l’uomo, da sempre, si affida alla conoscenza (e alla previsione) del futuro meteorologico per sostenere (o meno) i propri progetti e le proprie illusioni.
A Senzunnome, il paese ligure scenografia de “Il tempo che faceva” di Aldo Boraschi, pubblicato da AltreVoci Edizioni, le condizioni atmosferiche sono una questione seria. Il paese si adagia sul mare e questa location non è casuale: la vita economica (e sociale) del paese ruotava attorno alla pesca, la spiaggia è sempre luogo di struggenti decisioni, i venti possono diventare improvvisamente nemici, la pioggia può tramutarsi in tempesta e le stelle sono la direzione. Il Paese, in passato, ha lottato contro una frana che, a causa della pioggia torrenziale che il cielo aveva accumulato per mesi, ha distrutto completamente l’ufficio anagrafe. La memoria storica di Senzunnome è stata persa ufficialmente, ma è ancora custodita nella mente degli abitanti del luogo.
Una di queste menti appartiene a Gelinda. L’autore ci presenta una donna che si è ritirata nella residenza per anziani del paese, un luogo nel quale ha portato se stessa, la sua malattia (il diabete) che sopporta a suon di merendine, un cappello a falda larga, i suoi diari meteorologici e i suoi libri, la sua dignità e la passione che l’ha tenuta viva: il gelato. Gelinda Rustichetti, infatti, è la donna che per decenni ha portato avanti il Bar Gelateria, un luogo mistico, nel quale pescatori, amici, preti e famosi hanno stazionato a lungo, a gustare il gelato di Gelinda, quello che ha il sapore della pioggia e del vento, quello che sazia solitudini e asprezze. Un Bar nel quale i caffè forti sono insostituibili, il Pinguino è il gelato della consolazione e le cene sono a base di trenette al pesto accompagnate da un fresco Vermentino.
Se la memoria del paese è un racconto da narrare, lo è anche la storia del gelato, Gelinda ne è ben consapevole. Il suo essere così effimero eppure così dolce le ha permesso di sopravvivere alla solitudine di una vita che l’ha resa la donna che è e l’opportunità di tramandare il suo sapere le è chiara fin dal principio, dal suo primo incontro con Beata. Beata è una fanciulla di rara bellezza, le cui forme non passano inosservata, il cui appellativo – la scema del paese – hanno fatto di lei un fiore cresciuto sul suolo più arido e inospitale che esista.
Le due anime s’incontrano in uno spazio che sembra impossibile, in un’età che sembra sbagliata, in un contesto che normalmente non si spiegherebbe. Eppure, loro si appartengono, come la spiaggia al mare, la pioggia al terreno, le stelle ai naviganti, il latte al gelato.
La trama che ci presenta Aldo Boraschi è ricca di personaggi curiosi, luoghi chiusi e aperti, azioni commuoventi e viaggi emotivi. L’amicizia tra Gelinda e Beata – i cui nomi di battesimo non convenzionali anticipano il gusto del loro rapporto – è il filo che lega le pagine del romanzo. La prima, certa che tramandare sia l’unico modo per mantenere vivo il ricordo, e la seconda, una perla che deve nascondere la sua bellezza e che deve lottare contro il mondo ingiusto che la circonda, costituiscono l’anima pulsante del romanzo. Gli altri personaggi ruotano e arricchiscono il loro rapporto, ognuno col suo essere, anche negativo. C’è Primo il fratello di Beata, il bambino non può vivere senza gelato e senza l’affetto di sua sorella; c’è Celso lo strambo nipote di Gelinda; c’è Mirca la donna rumena che nasconde le merendine per Gelinda; ci sono gli uomini del passato che hanno consumato colazioni a base di pane e sardine e che hanno brindato al Bar, con Gelinda, un’amicizia senza fine.
“Il tempo che faceva” è un libro capace di parlare al lettore, di coinvolgerlo in una scia di significati indimenticabili, tutti al femminile: l’abbandono e l’amicizia, il bisogno di appartenenza e di indipendenza, la resilienza e l’accettazione di sé, la vita e la morte, la crescita e la fermezza, l’ironia e le lacrime, l’umiliazione e la rivalsa. Ci sono i sogni che ti restano addosso, quelli che le donne come Gelinda (e Beata in seguito) sanno far diventare realtà. E poi, ultimo non per ordine di importanza, il potere dei ricordi. In questo romanzo, il passato è un tesoro di inestimabile valore senza il quale la vita sarebbe uno sprofondare senza fine; rappresenta, inoltre, l’opportunità, la rinascita, il sole dopo la tempesta, l’alba dopo la notte. Perché anche la pioggia più battente non può durare in eterno e il sole che sorge, in seguito, emana una luce nuova, più saggia e ancora più preziosa.
Si ringrazia Annalisa per l’invio diretto del romanzo.
Nota biografica dell’autore:
Aldo Boraschi è nato nel 1964 ed è giornalista, scrittore e blogger. Ha lavorato per oltre vent’anni in redazioni giornalistiche di emittenti televisive, settimanali e quotidiani. Ha pubblicato per la casa editrice Rupe Mutevole: Donne Altrimenti Amate (2012), Al limite del buio (2012), L’enfasi eccessiva (2013), Dalidà (2014), Il Funambulo e altre vite (2016), La parte sbagliata del tappeto (2016), Storie da osteria (2017), Onorarono (2019). Ha curato Intrighi, leggende e misteri. La storia dei Fieschi (2015) e la congiura del Conte Gian Luigi Fieschi (2015). Ha pubblicato per la casa editrice “I Libri di Emil” La Voce del Geco (2018) e L’arte della solitudine (2019). Ha tradotto dall’inglese l’opera della scrittrice libanese Joumana Haddad Humanus – Il terzo sesso (2017). Del 2019 è La Donna Francese (Panesi Edizioni).
Il libro è disponibile per l’acquisto in tutte le migliori librerie, anche on line. Questo il link della casa editrice: https://www.altrevociedizioni.it/libri/il-tempo-che-faceva-aldo-boraschi/