Si era presentata alla mia porta un venerdì pomeriggio. Verso l’imbrunire.
Il suo volto mi sorprese. Non l’avevo mai visto.
Abito in una stradina che serpeggia tra antiche case di sassi. Un vecchio borgo dove visi e sorrisi sono familiari.
Vestiva in modo semplice e inadeguato per la giornata che volgeva al termine accompagnata da una frescura tipica di inizio autunno.
Al mio apparire sulla porta mi salutò con un timido sorriso.
– Bu…ona se…ra…- Lo disse lentamente cercando di non sbagliare.
– Ciao…- Un saluto che era quasi una domanda. Chi sei?
La vidi estrarre da una busta piatta alcuni fogli da disegno.
– Vendo disegni… faccio io…- Il suo sguardo era un inno alla speranza. Il suo italiano imperfetto la faceva sembrare indifesa.
Una piccola luce nei suoi occhi brillava.
– No, no, mi dispiace ma non mi serve niente…
Quella luce si spense. Anche il suo timido sorriso.
Mentre lei si spegneva in me si accendeva la luce della fratellanza.
– Entra.
Non sapevo chi fosse e da dove arrivasse. Non sapevo se dovevo fidarmi.
Ma il piccolo muscolo che batte dentro di me parla una lingua universale.
E l’ascoltai. Come sempre.
-Vieni dentro, ti preparo un caffè con degli ottimi dolcetti alle spezie preparati da me, forse ti aspettavo…
Il sorriso tornò. Gli occhi si illuminarono. Di nuovo.
Entrò con il timore di chi non vuole disturbare. O sporcare. Rimase in piedi. In attesa.
– Siediti pure, come ti chiami?
– Agata.
– Agata è un bellissimo nome, da dove arrivi Agata?
Mentre io armeggiavo con la caffettiera Agata si mise a sedere. Sembrava molto stanca.
– So…no Italia da… venti giorno, signora… io dalla Polonia.
– E io mi chiamo Ornella, lieta di conoscerti posso chiederti dove vivi?
– Io ospite da mi…ei parenti a Vittorio Veneto.
– E come sei arrivata fin qui?
– Io piedi, signora…ehm… Ornella.
Quindici chilometri a piedi e quasi tutti in leggera salita.
– Allora un caffè ti ci vuole proprio, ho fatto anche del tiramisù, ti piace la crema al mascarpone? Io ne vado matta, dai assaggia una fetta, questo dolce si chiama “tiramisù” credo proprio faccia al caso tuo.
Sorrise soddisfatta. La guardavo mentre addentava con gusto un biscotto e sorseggiava il caffè allungato con il latte.
Il suo viso dalla pelle chiarissima si colorò sulle guance.
Quella mattina avevo acquistato quattro mele, una l’avevo mangiata a pranzo.
– Senti Agata, non ho molto in casa; tre mele, un paio di pantaloni che non uso e una sciarpa fatta a mano da me, ti terrà caldo quest’inverno, ti metto anche i dolcetti così li puoi mangiare con i tuoi parenti…
I suoi occhi chiari si posero sulle cose che avevo preparato e su di me.
– Non è molto ma è quello che posso darti e ti auguro di vendere tutti i tuoi disegni, posso vederli?
Agata con orgoglio mi passò i suoi disegni.
– Scusami, devo dare un’occhiata all’acqua, questa sera vorrei fare la polenta, sai qui in Veneto la polenta è un piatto tipico, anche da voi in Polonia?
– No Polonia no polenta ma Vittorio Veneto sì, miei pa…ranti ehm, parenti la fanno qualche volta, buona polenta…
– Fammi vedere i tuoi disegni però come puoi vedere le pareti sono tappezzate di quadri… non c’è più spazio nemmeno per uno spillo…
Si guardò attorno annuendo.
– Io vedo sì… tanti quadri … hai fatto tu?
– Io ho fatto questi a punto croce…
– I miei fatti con… matita, o car…bone. Guarda.
– Sono bellissimi Agata, sei bravissima.
– Prendo questo, adoro i gatti, quanto costa? – Non gli raccontai di tutti i miei gatti: Nerino, Zebrina, Pallina, Taty… ci avrei messo troppo tempo. Dodici anni da raccontare sono troppi.
– Otto euro…
Te li comprerei tutti i tuoi quadri Agata. Anche se non ho posto.
– Io ora andare, grazie per tutto Ornella…
L’abbracciai come se la conoscessi da sempre.
Sono io che ringrazio te il tuo bellissimo gatto disegnato a matita mi guarda con quegli occhi che sembrano veri. Ho trovato un posto per il tuo quadro Agata.
Quando si vuole un posto si trova sempre. In una parete. O nel cuore.
Pensai a lei quella sera mentre cenavo. Senza mele. Ma con un buon piatto di polenta.
Il giorno dopo mi recai in biblioteca per il solito turno settimanale.
– Ciao Lucia, tutto bene? – Lucia la bibliotecaria perfetta.
– Ciao Ornella, prima che mi dimentichi tieni…
Mi passò una pesante borsa di plastica.
– Quanto pesa! Cosa mi hai portato?
– Mele –
Mi guardò senza capire bene perché avessi gli occhi lucidi.
– Ehi, sono mele, non cipolle!
Le sorrisi.
– Grazie Lucia è che… insomma ieri… ecco, lei si chiamava Agata…
Ho donato tre mele. Ne ho ricevute in dono un chilo.
Ornella Stocco è autrice presso Interwine, Wattpad, Ilmiolibro e Amazon. Il suo ultimo romanzo è “La sposa in grigio perla”. E’ appassionata di orchidee (è amministratore del gruppo FB “La stanza delle Orchidee”), di rose e di ricamo. Presente e attiva sui social Facebook e Instagram.
Incontrare Agata è stato come incontrare un angelo. Il suo gatto che ho chiamato Mio non morirà mai. Così come il ricordo di questo nostro incontro.
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