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“Fughe e ritorni – La sciura Marpol indaga ancora” di Anna Maria Castoldi e Miriam Donati, Scatole Parlanti Editore. #boodinterviste.

Dovremmo imparare a dare il giusto peso alle parole, non solo, dovremmo iniziare a gustarci il loro significato perché troppo spesso le consideriamo scontate. Fuga, per esempio. Non tralascerei il significato più ovvio del termine perché l’allontanamento repentino nasconde sempre un certo fascino, ma ancora più affascinante è pensare al significato in termini sportivi, alla fuga nella competizione, alla corsa verso la vittoria. Se pensiamo ai ritorni, cari amici, la questione si fa ancora più emozionante. Perché chiunque viva un ritorno ha compiuto un viaggio. Se è vero che gli spostamenti sono vietati è anche vero che i viaggi sono permessi, perché chi l’ha detto che per viaggiare dobbiamo per forza spostarci?

Ecco, cari lettori, entrare nelle parole è anche questo. È osservare, non solo vedere. È fare un viaggio lungo e tornare a casa, con un bagaglio colmo di cose belle. Un viaggio che vi consiglio, oltretutto è gratuito…

“Fughe e ritorni – La sciura Marpol indaga ancora” di Anna Maria Castoldi e Miriam Donati, edito da Scatole Parlanti nella collana Voci, è un ritorno a tutti gli effetti essendo il seguito di “Delitti nell’orto – Le prime indagini della Sciura Marpol”, romanzo che abbiamo già trattato, qualche settimana fa.

Le autrici, in questo sequel dall’intenso profumo di mistero e di verdure fresche (perché l’orto è sempre una dolce scenografia che appare e scompare), allargano la tensione, gli ingranaggi della trama, l’intreccio dei personaggi e il lettore resta lì, teso e incollato, fino alla fine perché l’andamento altalenante della trama, tra presente e passato, non lascia intendere nulla. Ci sono rimandi artistici (tutto inizia con un quadro rubato e una vittima), desideri oscurati da bramose perversioni e una crema di solidarietà e vicinanza che lega e abbatte ingiustizie.

Il dolce aroma dal ritorno è quello del pane perché in panetteria si sfornano pane e pettegolezzi, il pungente sapore della fuga è quello della cena fredda a base di insalata che l’ispettrice Limonta – il nuovo boss – consuma nel silenzio della camera da letto di un hotel che ha funzione di casa. Il gruppo che lavora alle indagini ritorna, compatto o slegato, secondo le situazioni:  Lojacono si gusta le solite birre al bar e stavolta si lancia su una pizza da asporto per assorbire dubbi e solitudine, mentre Mastronardi indaga con prosecco e stuzzichini; tutti gli altri si fiondano sulla macchinetta del caffè che ricorda Ascione, il commissario del primo romanzo.

Onorina è sempre Onorina, un marchio di fabbrica più che una donna attempata e fragile, perché gli anni passano, ma i ricordi vivono nel presente e per lei è semplice ritrovare i volti felici dei nipoti e dei loro amici quando gli serviva fette di pane e zucchero per merenda (alzi la mano chi non ne ha mai fatto una scorpacciata, a casa della nonna…); per lei è sempre più impegnativo fuggire dal futuro e da ciò che inevitabilmente accadrà ma le scaloppine della Olga hanno il potere di allontanare i brutti presagi mentre il cuore le dice di salutare l’ispettrice con una marmellata di ciliegie.

“Fughe e ritorni” è un mondo circoscritto ma ampio; un mondo nel quale il bene e il male coesistono e si annullano a vicenda, dove… ALT!

Cari amici, da questo momento in poi non sarà più la mia voce a raccontare i sapori ricchi di parole. Cedo la penna a loro, le prime gentili vittime delle #boodinterviste.

Siete pronti? Mettetevi comodi, magari in compagnia di una limonata, come fanno Onorina e Olga quando se la vogliono raccontare.

Buongiorno Anna Maria, buongiorno Miriam. Innanzitutto, grazie infinite per aver accettato questa sfida. Come anticipato, siete le prime vittime di questo nuovo filone, spero di essere all’altezza delle aspettative e, soprattutto, spero vi divertiate, questo è l’obiettivo. Ho iniziato questo post ponendo l’attenzione sul significato delle parole, dunque vi chiedo tre aggettivi per descrivere il vostro carattere e tre per raccontarci la vostra amicizia.

Grazie a te Valeria per averci coinvolte nel ruolo di “vittime” che per autrici di gialli è davvero insolito, ma non ci spiace, anzi! Ci farà compagnia una tisana.

Anna M. carattere –  Curiosa in ambiti diversi, organizzata per ciò che mi interessa e riservata quanto serve.

Miriam carattere curiosa, generosa, intraprendente

Anna M. amicizia –  litigarella, nuova, complessa

Miriam amicizia –  alternativa, affidabile, leale 

Un lavoro di scrittura a quattro mani racchiude, sicuramente, una grande stima e fiducia tra voi. Ci volete raccontare il momento più difficile durante la stesura dei due romanzi e come lo avete superato?

Miriam – I momenti di discussione tra di noi sono a volte, addirittura quotidiani, anche solo per un vocabolo. Sempre risolti però con il confronto e la dialettica. Il momento più difficile – è successo per tutti i romanzi –  è quando non siamo convinte del tutto di quanto scritto, sentiamo che c’è qualcosa che non va. Sono i momenti in cui cambiamo casacca e indossiamo quella della lettrice. Ci è capitato di ribaltare completamente il testo a due terzi della stesura. Condizione imprescindibile per noi è che la storia funzioni e soprattutto che ci siamo divertite nello scriverla.

Anna M. –  ce ne sono sempre parecchi, ogni volta che siamo in disaccordo su come procedere ma anche su un termine. Abbiamo sviluppato alcune strategie: per prima cosa chi ha proposto deve convincere l’altra. Se non ce la fa mettiamo in stand by, andiamo avanti e riprendiamo il sospeso a distanza di tempo. Abbiamo visto che poi le cose vanno a posto perché una delle due accetta la proposta dell’altra o perché emerge una soluzione diversa.

In questo romanzo ci sono riferimenti artistici ben strutturati, credibili e inseriti in giusta dose. Ci volete raccontare quali sono le fonti che utilizzate e quelle che vi sono di più ispirazione?

Anna M. –  per me è la realtà, aver visto una mostra che mi ha colpito, aver letto un articolo su un artista. Da ciò nasce un’idea che naturalmente deve poi essere elaborata e messa alla prova per testarne l’efficacia per la narrazione.

Miriam- Indipendentemente dai nostri gusti personali in fatto di arte e che, purtroppo questa situazione non favorisce con la chiusura di mostre e musei, nello specifico siamo partite da un quadro vero che si trova a Vimercate del pittore Stefano Maria Legnani, detto Il Legnanino. Abbiano fatto delle ricerche su questo pittore, esponente del Barocchetto lombardo, e ci siamo inventate un quadro possibile e credibile da inserire nella nostra storia. Facciamo sempre ricerche accurate per i riferimenti che citiamo nei nostri libri. Partiamo spesso da una vicenda storica reale e la trasformiamo cambiando i nomi, lo sfondo ambientale e i particolari che servono per il nostro testo. Per un libro che stiamo scrivendo abbiamo perso giornate intere presso una biblioteca storica per essere sicure di non scrivere a vanvera. Questo fa sempre parte del nostro essere lettrici che si irritano quando trovano parti storiche o cronachistiche incongruenti o riportate superficialmente.

Immaginate di tornare nell’orto di Maranese. Trovate: zucchine, pomodori, bietole e basilico. Raccogliete le verdure e tornate nelle vostre cucine. Quale piatto cucinereste?

Miriam- con gli ortaggi citati e aggiungendo le melanzane cucinerei senz’altro una caponata, un piatto che amo tantissimo d’estate.

Anna M. –  premetto che a me le verdure piacciono cucinate con semplicità perché sprigionano il massimo della fragranza. Ogni anno con le primizie del mio orto mi piaceva cucinare “una padellata di verdure miste” appena appena saltate e la salvia fritta. Era un modo per dare il benvenuto alla primavera. Purtroppo da un anno ho dovuto lasciare l’orto, non riuscivo più a seguirlo per le troppe assenze per i viaggi.

Il Natale non è lontano. Immaginate Onorina alle prese con la preparazione del pranzo del 25 (siamo alle porte di Milano, questa è la tradizione) al quale ha invitato i figli che, spera, non le staranno troppo addosso, lei che difende la sua libertà a suo di bugie bianche. Raccontateci cosa farebbe la mitica Onorina tra padelle, ricette e ricordi.

Anna M. – Onorina sceglierebbe ricette rigorosamente tradizionali lombarde: salumi, sottaceti e nervetti – cappelletti in brodo (preparati tutti insieme qualche giorno prima) – Cappone ripieno – verdure dell’orto – panettone e torrone. E racconterebbe qualche aneddoto dei primi pranzi natalizi da giovane sposa: quella volta che ha bruciato il cappone o quando Giovanni, il secondogenito, avrà avuto 2 anni, si è ammalato proprio quel giorno mentre nonni e zie erano ospiti da loro e Onorina ha passato il Natale in cameretta con il figlio. Insomma sono ricordi in cui ogni donna potrebbe riconoscersi.

Miriam –Il menù preparato da Onorina rispetta la tradizione, ma, lungimirante, si farà aiutare da figli, nuore, generi e nipoti che porteranno alcuni dei piatti previsti. Secondo me sarà composto il tradizionale antipasto di salumi, il vitello tonnato e i “nervetti”, i ravioli con ripieno di carne rigorosamente fatti a mano dalla nostra Onorina; a seguire l’arrosto, quello cucinato con il vino prima e il latte poi per mantenerlo tenero. Non può mancare il bollito con la mostarda e la salsa verde e infine il panettone, quello classico con uvette e canditi. Per i bambini il pandoro e la crema al mascarpone preparata sempre da Onorina. La nostra sciura Marpol durante la stenditura della pasta dei ravioli avrà modo di riflettere e fare un bilancio dell’anno terribile che si sta chiudendo. Avrà pensieri di affetto per chi non c’è più e voglia di incitare chi la circonda alla speranza, ma soprattutto a una maggiore solidarietà nella comunità. Il delitto colpisce la vittima e chi la ama, mentre l’odio, l’indifferenza e l’egoismo colpiscono tutti.

Ultima domanda. Quanto c’è di voi in Maranese, nelle espressioni dialettali che, con la loro semplicità, abbattono la tensione, nell’orto e, soprattutto, nel personaggio di Onorina?

Miriam – Scrivo di quello che conosco e quindi tanto di Maranese è in me. Abito in un paese dell’hinterland milanese che assomiglia a quelli che lo circondano, ma anche ad alcuni quartieri di Milano. Le espressioni dialettali utilizzate sono quelle che ricordo come intercalare dei nonni o dei genitori. Spuntano sempre in situazioni di stress o quando occorre mettere un punto fermo a una vicenda. Il personaggio di Onorina è nato dalla lettura di una biografia di Onorina Brambilla Pesce, partigiana milanese che, in tempi durissimi, non si è tirata indietro e ha fatto parte della Resistenza. Siamo partite dal suo carattere determinato e man mano il personaggio è cresciuto. È come se l’avessimo al fianco, abbiamo visto in lei una persona in età che per la curiosità rimane ragazzina, ha uno sguardo sulla realtà pragmatico e benevolo e cerca sempre di comprendere i meccanismi che innestano il prevalere del male in ognuno di noi. Anche quando non stiamo scrivendo di lei, è come se ci suggerisse quando osserviamo un accadimento cosa farebbe al nostro posto. Come dire: Onorina c’est nous. (Ops! Spero di non aver esagerato).

Anna M. – c’è molto, in ogni ambientazione, in ogni personaggio c’è qualcosa di me, a volte è così nascosto che me ne accorgo solo rileggendo, oppure attraverso un commento di un lettore. A volte è voluto come l’episodio della perdita d’acqua in commissariato. L’ho scritto perché la mattina prima mi era successo in cucina ed ero così nervosa che mi sono sfogata con le parole. Questa è la magia della scrittura!

Questa volta i ringraziamenti non si limitano all’avermi permesso di leggere il libro, care autrici. I ringraziamenti di oggi vanno oltre e toccano il cuore perche la fiducia e il desiderio di esserci, di tendere la mano e di tornare sono molto più che un semplice grazie. Buona vita, carissime.

Nota biografica delle autrici:

Anna Maria Castoldi, nata in provincia di Como, milanese d’adozione, ha lavorato per quarantadue anni nell’ambito della prevenzione sanitaria pubblica e dalla gente ha ascoltato tante storie degne di essere raccontate.

Miriam Donati è nata a Milano, vive in provincia di Milano. Ha seguito studi linguistici lavorando per quarant’anni come Area Manager in aziende commerciali.

Hanno vinto alcuni concorsi per racconti da sole o in coppia e hanno pubblicato nel 2017 Delitti nell’orto (Happy Hour Edizioni). Ripubblicato nel 2020 da Edizioni Convalle con una indagine supplementare. Fughe e ritorni è il loro secondo romanzo sempre ambientato nell’hinterland milanese. È stato finalista al Premio “Garfagnana in giallo Barga noir 2018” nella sezione “romanzi inediti”. Nel 2019 insieme a Giuseppe Milanese esce con Edizioni Convalle La svolta.

Link di acquisto del libro: http://www.scatoleparlanti.it/prodotto/fughe-e-ritorni/

Miriam Donati – https://www.facebook.com/miriam.donati/
Anna Maria Castoldi – https://www.facebook.com/anna.castoldi.55/



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