“Di solito chiacchieravamo nelle notti in cui mi alzavo a farle compagnia mentre lei cucinava al lume di candela o nei pomeriggi in cui, tornata prima dal lavoro, eravamo sole in casa. Ci sedevamo una accanto all’altra e ci preparavamo un caffè. Ero sempre io a chiederle della nonna, di parlarmi della sua vita prima di sposarsi.”
Molte sono le immagini che ritroviamo tra le pagine di un romanzo. Le parole comunicano a modo loro, aprendo le ali della fantasia, evocando situazioni, fisionomie o ambientazioni, ma, a volte, in alcuni testi, l’autore riesce a trasmettere sensazioni ben specifiche che permettono al lettore di crearsi una notevole quantità di cartoline visive con naturalezza, semplicità, e con quell’immediatezza che apprezzo sempre, in una lettura.
Questo è il caso di “Una storia vera” di Angela Mogano, edito da Scatole Parlanti. L’autrice ha scritto la sua opera di esordio raccontando una storia di famiglia nella quale tre generazioni di donne vengono narrate da una voce intima e sincera. La voce è quella di Maria. Maria è nipote, figlia e madre; è moglie, è una donna che ha conosciuto – in maniera approfondita – il sacrificio, la solitudine, la preghiera, la tradizione, la povertà, il duro lavoro; ha vissuto con la certezza che il ruolo della donna fosse minore rispetto a quello garantito all’uomo; che la donna abbia il dovere di famigliarizzare con le privazioni a partire dall’infanzia affinché in fase di crescita sia pronta alle responsabilità, a chinare il capo, a limitare soddisfazioni e sorrisi. La storia che Angela Mogano racconta è, perdonate la ripetizione, la storia di moltissime donne. La povertà che la protagonista affronta non è solo di matrice economica: nel contesto culturale, sociale e familiare emerge spesso una condizione di privazioni e restrizioni. Come una sorta di compensazione, risaltano i valori, gli affetti, le aspirazioni, il bisogno di appartenenza e quello sguardo verso il futuro, denso di speranza. Non aspettatevi, dunque, un romanzo cupo: Maria ti entra dentro ed è impossibile non avvertire la sua forza, la sua determinazione e il suo coraggio nell’affrontare le sfide che la vita le presenterà.
“Una storia vera” è ambientato in Campania e l’autrice utilizza spesso il dialetto, nei dialoghi tra i personaggi. Una nota che aggiunge autenticità all’opera e quel gusto semplice, che ti conquista. Questa scelta, insieme al punto di vista personale e a tratti diaristico di Maria, è una scelta stilistica che ha reso il testo confidenziale, aperto, sentimentale.
L’ambientazione – il mare, la città – sono sempre lì, a ricordare al lettore dove si trova: non mancano i riferimenti alle tradizioni popolari, alle credenze e ai momenti familiari. E non potevano certo mancare i riferimenti alla tavola. Credetemi, il romanzo è una narrazione culinaria continua. L’autrice non ha lesinato, anzi ci ha regalato un quadro completo che aggiunge ulteriore intimità all’opera. Citerò un paio di assaggi ma non è possibile spiegarvi di più in questa sede, rischierei di tagliare il filo che lega trama, personaggi, fatti salienti ed emozioni.
“A pranzo presentava spesso pasta e fagioli, non che lei non avesse l’inventiva, ma l’indigenza ci costringeva a nutrirci di piatti poveri e a buon mercato. Io e i miei fratelli divoravamo prima la pasta e spingevamo col cucchiaio tutti i fagioli in un angolo del piatto in modo tale da avere l’illusione di mangiare ancora cibo.”
E anche:
“Preparava anche le bottiglie di pomodoro San Marzano e la conserva che metteva a riposare in contenitori di creta. Sul suo grembiule il rosso era mesticato in tutte le tonalità, dallo scarlatto al rubino, dal carmino all’amaranto, a seconda della datazione della macchia. Sgranava piselli per ore.”
Infine, ci sono i profumi che l’autrice ha voluto narrare. Anche in questo caso, i riferimenti sono chiari, espliciti: il mare, i piatti, le persone. È sempre Maria a raccontarli, con quel suo modo chiaro, diretto, semplice e infinitamente dolce.
L’ultima nota la dedico all’amore filiale, tema cardine di quest’opera. Dalla prima all’ultima riga, infatti, l’autrice ha sfruttato ogni situazione per confermare l’entità di questo sentimento universale che ti resta addosso, anche dopo aver terminato la lettura.
Consiglio di lettura: leggete “Una storia vera” quando siete in carenza di affetti familiari o quando avete bisogno di ritrovare valori in cui credere.
Si ringrazia Valentina Petrucci dell’ufficio stampa per il file lettura in omaggio.
Nota biografica dell’autrice:
Angela Mogano è nata a Salerno. Laureata in Discipline delle arti visive, della musica e dello spettacolo, è editor e correttrice di bozze freelance. Dal 2017 collabora con la Marlin Editore, occupandosi della valutazione dei testi e della correzione di bozze. Una storia vera è il suo primo romanzo.
Il sito dell’editore è: http://www.scatoleparlanti.it