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Intervista a Marco Lazzaro, autore di “Kaleidos”, Edizioni Convalle. Prefazione di Silvana Da Roit.

Kaleidos

Il caleidoscopio emana un fascino immortale. Il suo cuore – composto da forme, luci e colori –  crea illusioni ottiche dal potere ipnotico e, in ambito letterario, ha funzione di figura retorica nell’entrelacement.

Silvana Da Roit spiega in maniera chiara ed esaustiva questo concetto, nella prefazione che ha dedicato a “Kaleidos” di Marco Lazzaro, Edizioni Convalle:

 “I frammenti di vetro sono nient’altro che le belle immagini o caratterizzazioni dei personaggi che muovono i racconti contenuti in questa raccolta.”

Mi sono avvicinata alla lettura dell’opera, dunque, con un’idea precisa: una moltitudine di personaggi ed eventi slegati tra loro ma figli di una stessa penna. Il principio delle raccolte di racconti nati dalla fantasia di un unico autore è, per quanto mi riguarda, proprio questo: riconoscere una nota di stile, un particolare vezzo, una punteggiatura ricorrente… l’animo dell’autore insomma.

Con “Kaleidos”, invece, questo principio è stato archiviato, dimenticato, per buona parte della lettura. Una delle particolarità che ho riscontrato – in maniera sorprendente – è stata proprio quella di perdermi nelle voci dei personaggi, come se, in alcuni casi, fossero loro stessi ad aver descritto la trama, gli eventi (alcuni tragici, altri più ironici), il loro ego.

Di questa capacità e di molto altro ancora, ho deciso di parlarne con lui, l’autore di questa raccolta: Marco Lazzaro.

VG: Benvenuto, Marco.

ML: Ciao Valeria.

VG: Chi è Marco Lazzaro lontano dalla scrivania?

ML: La risposta non è semplice, potrei dire che è tante persone quante quelle presenti nella raccolta. Nella vita faccio il consulente informatico e la sera mi trasformo in uno scrittore 😊

VG: Come e in che occasione nasce la passione per la narrazione?

ML: È una passione che mi porto dietro sin dall’infanzia. Già all’elementari riempivo quaderni di storie e da allora non ho mai smesso di usare la fantasia.

VG: Parliamo di “Kaleidos”. Come detto, hai creato una notevole quantità di personaggi. Chi di loro hai conosciuto per primo? Chi è stato quello che ti ha fatto più faticare? Il più vicino a te, per carattere?

ML: Il primo (e non è un caso) è il protagonista del primo racconto della raccolta: “Appuntamento al buio”. È stato il primo racconto che ho fatto leggere a Stefania Convalle e quindi occupa un posto speciale perché è stato lui a darmi il coraggio di credere in me stesso.  
Nessuno mi ha fatto faticare. Avevano tutti qualcosa da dire ed è stato facile riuscire a raccontare le loro storie. Ho trovato più difficile scegliere quali storie includere e quali, invece, scartare. Quindi posso dire che quelli che mi hanno fatto faticare di più sono quelli che non sono inclusi nella raccolta.

Il più vicino è il protagonista del racconto “La caccia”. Anch’io come lui ho passato un periodo in cui più che vivere sopravvivevo. E come “il Ragno” c’è stato un evento che mi ha fatto ritornare al presente. Certo, non sono diventato un cacciatore di taglie però quando mi sono innamorato della mia compagna sono riuscito a riprendere la mia vita in mano e a ricominciare da capo. 

VG: Ho anticipato una particolarità che, da lettrice, mi ha stupito (e che ho apprezzato). Hai un talento nel raccontare da un punto di vista sempre diverso, tanto che, in alcuni passaggi, ho faticato a ricordare che la penna fosse sempre una. Senza svelarci i tuoi segreti, ma sarebbe bello se ci raccontassi quali sono le tue fonti di ispirazione.

ML: Credo che il fatto di aver fatto così tanti personaggi diversi risieda nell’aver sfruttato per ogni racconto un’ispirazione diversa. Per esempio per il racconto “Dieci minuti” è stato il ticchettio dell’orologio a dare il via all’idea, oppure in “Esisto?” è stato il sapore delle ciliegie a portarmi in oriente da Junko e alla sua Tokyo dai ciliegi in fiore. E potrei andare avanti per ogni singolo racconto. Penso che tutti i nostri sensi siano una fonte costante di ispirazione. A volte basta chiudere gli occhi, altre tenerli ben aperti perché attorno a noi ci sono già le storie che scriviamo.

VG: Nei racconti hai inserito molti riferimenti a problematiche attuali: i problemi economici in “La firma”, il dilemma tra sogno da realizzare e attività lavorativa in “Il Grammofono”, giusto per citarne un paio. Che ruolo ha, secondo te, uno scrittore nella società odierna afflitta da problemi e ostacoli?

ML: Quando scriviamo una storia lasciamo una traccia nel mondo che, se siamo fortunati, verrà letta anche dalle prossime generazioni. Se da un lato descrivere un problema attuale permette al lettore di immedesimarsi in una situazione che potrebbe anche vivere in prima persona, dall’altro da un’immagine ai posteri di quali fossero e di come venissero vissuti i problemi in questa generazione. Quindi uno scrittore ha un ruolo duplice: uno da cronista per coloro che verranno dopo di noi e l’altro di fornire una valvola di sfogo per chi ha bisogno di immergersi in una storia in cui possa immedesimarsi.

VG: “Magari puoi ancora salvarti” è un racconto che mi ha colpita, tanto che ho voluto rileggerlo dopo aver concluso la lettura del tuo libro. Hai creato una tensione che mi ha emozionato e che è parsa quasi reale. Quanto tempo, per scrivere un racconto del genere? E, se possibile, ci racconteresti quando lo hai scritto?

ML: In totale ci sono volute circa tre ore. Visto che nel tempo libero gioco di ruolo con un gruppo di amici e faccio il narratore ho pensato che sarebbe stato interessante scrivere un racconto utilizzando la seconda persona. È stato impegnativo perché non è un punto di vista molto utilizzato però ho notato come l’utilizzo del tu desse la sensazione al lettore che il racconto si stesse rivolgendo proprio a lui, come se fosse il protagonista della storia.

VG: Con quale criterio hai scelto le ambientazioni? Ho notato che hai fatto un ampio giro intorno al mondo…

ML: Mi piace molto viaggiare e siccome non ho né il tempo né la disponibilità economica per poter girare il mondo allora ho deciso di farlo attraverso i racconti. Spero che il viaggio sia stato piacevole da leggere quanto per me scriverlo 😊

VG: Ho notato che hai usato il momento della cena come momento chiave in molte scene. Marco preferisce la colazione, il pranzo o la cena?

ML: Mi hai scoperto… sono un buongustaio. Ti risponderei che la cena di sabato è la mia preferita perché è l’unico giorno in cui ho il tempo di preparare qualche ricetta un po’ più complessa oppure possiamo andare a mangiare in qualche ristorante particolare a scoprire nuovi sapori.

VG: “Lascio che il vino, rosso e corposo, riempia il bicchiere. Mi godo il suono del liquido contro le pareti del vetro, quel rumore così tenue ha il potere di calmarmi, allontanando dal cervello lo stridio metallico delle macchine che lavorano il ferro” hai scritto nel racconto “Vino rosso”. Qual è il momento più stressante per un autore? Quali azioni sono indispensabili alla gestione di tale stress?

ML: Il momento più stressante per me è quando si incomincia a scrivere. Tutti i giorni è una lotta con se stessi per trovare l’ispirazione, la diga da rompere per lasciare andare la penna (o la tastiera). Il vino è una opzione valida, ma in alternativa per me basta isolarsi e mettere della musica classica. A quel punto chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere dalle sensazioni e parto a scrivere.

VG: Raccontaci, se puoi, i tuoi prossimi progetti, letterari e non.

ML: Partendo da quelli non letterari sto prendendo  da inizio 2022 lezioni di canto e lettura espressiva così da completare il mio profilo da artista 😊 Stiamo persino preparando un musical per dicembre.

Invece per quanto riguarda i progetti letterari posso annunciare che sto scrivendo il mio primo libro. Posso anticipare che si tratta della storia di una giovane ragazza che dovrà fare i conti con il passato dei suoi genitori che ricadrà su di lei, che lo voglia oppure no.

Poi ci sono altre cose in ballo ma quelle sono top secret 😉

Si ringrazia l’editore per il file lettura in omaggio.

Nota biografica dell’autore:

Cosa posso dire di me? Partiamo dalla parte banale:

Sono Marco Lazzaro e ho 33 anni. Nel corso della mia vita ho avuto il piacere di esplorare sia il mio lato più analitico (infatti faccio il consulente informatico) che la mia vena più artistica. Da bravo esponente del segno della bilancia mi trovo proprio al centro di questi mondi. Amo usare la fantasia e creare mondi dove potersi immedesimare tanto quanto adoro usare la logica per risolvere i problemi che affronto al lavoro. Ho da meno di un anno scoperto che mi piace anche cantare, ma per ora son troppo timido per esibirmi davanti al pubblico (e poi sono ancora troppo stonato per farlo 😊).

Ho pochi amici e sono molto introverso. Insomma con delle premesse del genere potevo diventare solo uno scrittore oppure un serial killer.

Il sito internet dell’editore è: http://www.edizioniconvalle.com

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