“Dice sempre, Ennio, il mio strizzacervelli – anche se è il cuore, più che altro, a essere ogni volta strizzato – che abbiamo tutti bisogno di dormire dentro a qualcuno.” Citazione tratta dal libro.
Ci sono parole – sostantivi, verbi, aggettivi – che sanno provocare un’immediata reazione, nella comunicazione scritta o verbale. Sono termini che possono seguire la moda o l’attualità, altri che conducono vita privata e che potrei definire evergreen. Una di queste è: carestia. Wikipedia la definisce così: “fenomeno nel quale una larga percentuale della popolazione di una regione o di un paese è così denutrita, che morire di inedia, o altre malattie correlate, diviene sempre più comune”. Una parola che anticipa catastrofi, disperazione, fine. Pensate, cari lettori, all’abbinamento del significato di carestia nella sfera sentimentale. Non vi sarà difficile immaginare cosa ho provato, quando ho iniziato la lettura di “Carestia sentimentale – Lettere dal fronte” di Patrizia Dall’Argine, pubblicato da Scatole Parlanti. Sono sincera, ero pronta a sorbirmi cascate di lacrime chiuse in fazzolettini umidi e a tenermi un po’ addosso quel dolce e struggente senso di vuoto che le storie di solitudine lasciano.
A pagina 14 – ma già in precedenza le mie convinzioni avevano vacillato – ho letto: “I pesci in salamoia li ho apprezzati solo io. A Lela hanno fatto salire i fumi al cervello e a un certo punto ha detto: «Andiamo da un’altra parte, a mangiare qualcosa di serio, per cortesia» perché con lei si può scherzare su tutto, ma non sul cibo. Clara, a quel punto, ci ha condotto con destrezza tra le vie labirintiche di Gràcia.… Come sempre i nostri stili cozzano meravigliosamente, la mia borsa vintage da dieci euro e la sua Gucci da un po’ di più” e il mio approccio alla lettura è cambiato totalmente. Abbandonato il timore di precipitare in una voragine di piagnistei, mi sono goduta la scrittura di Patrizia Dell’Argine: sincera, diretta, viva, fresca, coinvolgente e ironica. L’autrice indaga la fame di sentimenti, e accompagna il lettore nel bisogno di amare e di essere amati. Lo chiama, il lettore, a gran voce. Gli chiede di restare, di accogliere le avventure amorose e quel brivido che ne segue. Un brivido che anticipa solitudine, dubbi, domande.
La trama racconta di Ester: una donna che ti conquista e non solo per quel suo modo di esprimere così bene l’universo femminile, quell’essere forte e fragile che ritorna spesso, nelle pagine. Ester vive le sue relazioni senza sconti: questo significa dover affrontare valanghe emotive e relative conseguenze come solo una guerriera sa fare. A sostenerla ci sono le amiche di sempre e sono quelle che non hanno bisogno di tante parole per capirsi: l’autrice sparge il senso più profondo dell’amicizia, del legame e della relazione tra persone. Buona parte della narrazione, infatti, tocca questo tema e ne emerge un quadro variegato e autentico nel quale si avverte forte il bisogno di appartenere a un gruppo e sentirsi parte di un insieme. Gli incontri culinari con le amiche e i menù che l’autrice ha scelto per la narrazione sono la conferma: Vermut e riflessioni sui rimpianti; biscotti al burro consolatori; cene di Natale per sfidare sé stesse e il proprio palato.
Tra tanta femminilità un personaggio degno di nota è senza dubbio Ennio, lo strizzacervelli: un uomo, una guida, un sostegno, un esempio di saggezza e fermezza ma anche – e soprattutto – di umanità ed empatia. Una ulteriore nota di merito va ai dialoghi tra Ester ed Ennio, durante le sedute: piacevoli, leggeri e profondi, caldi e confortevoli. L’autrice, in questi passaggi, elargisce speranza, possibilità, rimedi e un insegnamento che vale la pena tenere a mente: dai fallimenti si impara e si rinasce.
La struttura della narrazione, come avrete capito, è simile a un diario, intervallato dalla forma epistolare che aggiunge una nota originale e intima all’intera opera.
Consiglio di lettura. Leggete “Carestia sentimentale – Lettere dal fronte” in quei momenti – tutti al femminile- di carenza e incertezza; quando siete in cerca di una risposta; quando i rimpianti superano i sorrisi e quando la carestia sentimentale ha bisogno di essere vissuta (e capita).
Si ringrazia Valentina Petrucci dell’ufficio stampa per il file lettura in omaggio.
Nota biografica dell’autrice:
Patrizia Dall’Argine è nata in provincia di Parma. Copywriter e creativa, lavora in campo audiovisivo. Dopo aver suonato nel gruppo indie Pecksniff, ha realizzato il suo album da solista Non piango per le cipolle (Storie di abbandono in cucina). In seguito si è dedicata al teatro, fondando La Compagnia del Radicchio. Viaggiatrice solitaria da quindici anni, racconta con passione le sue avventure e disavventure nel blog “Ad esempio partire”.