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Guardiamo vicino

Che l’emergenza sanitaria in corso abbia cambiato le nostre vite è un dato di fatto, inutile negarlo. Inutile anche perseverare e cercare di tornare immediatamente a una normalità che, forse, non era del tutto normale. Il passato è passato e in quanto tale lo si deve accettare, altrimenti rischia di diventare una continua fonte di rimpianto. Io credo nel futuro, nella pagina bianca, nel sogno che deve ancora arrivare. Potrei sembrare un’inguaribile sognatrice e probabilmente lo sono ma, oggi più che mai, credo sia indispensabile aprire le menti, sfidare se stessi e guardare la vita da una prospettiva che non avremmo mai voluto considerare.

Sarà capitato anche a voi di prediligere una meta di vacanza all’estero, in passato, per le più svariate ragioni. E sarà sicuramente capitato a molti di voi di scegliere una città europea per un romantico week end culturale. Infine, sicuramente, per molti di voi la scoperta enogastronomica del luogo sarà stata una sorpresa, un bagaglio da portare a casa per qualcuno, un gusto da dimenticare per qualcun altro.

Nei mesi a venire, con molta probabilità, i viaggi all’estero per motivi di vacanza saranno vietati e il turismo inbound subirà limitazioni se non addirittura un fermo.

L’ovvio sarebbe che io v’invitassi a considerare l’idea di visitare il nostro Paese e a scoprire le tante bellezze ancora nascoste. E, ammetto che in parte l’obiettivo del mio post sposa questa teoria, ma non voglio limitarmi a suggerire ciò che tante penne hanno già pubblicato prima di me.

Vorrei spingermi oltre…

Il mio obiettivo è portarvi a una riflessione e a un confronto attraverso una serie di domande.

Avete mai considerato il luogo in cui vivete come una meta di vacanza? Riflettete… in passato nel vostro comune di residenza (o in uno nelle immediate vicinanze) è sicuramente transitato un ospite per turismo o per questioni lavorative. Che cosa avrà visto l’ospite? Che cosa avrà mangiato e cosa avrà fotografato? Che sensazioni avrà avuto, alla ripartenza? Sareste in grado di indicare pregi e difetti della vostra comunità?

Cosa cercate, davvero, quando programmate un viaggio, anche solo di due giorni?

Essere esploratori è sinonimo di lunghi viaggi avventurosi?

Lo so, le domande sono tante, mi sono fatta prendere la mano… La verità è che non riesco a non pensare all’irripetibile opportunità che abbiamo davanti, in seguito alla condizione straordinaria che stiamo vivendo. Un’opportunità che va colta con entusiasmo e voglia di fare.

Avere più tempo per restare nelle nostre città significa riscoprire il luogo che ci appartiene da sempre o che ci ha adottato, ripercorrere gli spazi che abbiamo dato per scontato, quei luoghi che guardiamo ogni giorno ma non vediamo più, ridisegnare i confini dei territori che ci appartengono e che hanno un significato speciale, assaporare i piatti della nostra tradizione, quelli che spesso abbiamo accantonato per prediligere le novità. Avere più tempo per stare nelle immediate vicinanze di casa significa anche avere l’opportunità di scovare carenze e difetti del luogo e questa attenzione potrebbe generare uno stimolo per implementare i servizi, migliorarli, aggiungerli o rivalutarli. Un minimo impegno può tramutarsi in una concreta opportunità di rilanciare paesi, cittadine, borghi e angoli sconosciuti.

Investire il nostro tempo e i nostri sguardi nel luogo in cui viviamo genera un doppio vantaggio: un luogo migliore in cui vivere e una gradevole attrazione per chi, quando sarà possibile, sarà nostro ospite.

L’invito è il seguente: guardiamo vicino, guardiamo davvero. Scopriamo quartieri, vie, chiese, piazze, cortili, prati, laghi, boschi che non abbiamo mai degnato di interesse e che sono sempre stati alle nostre spalle. Rivalutiamo i vicini di casa, gli stessi che per anni abbiamo ignorato; torniamo negli angoli che abbiamo voluto dimenticare, perdiamoci nelle strade che non percorriamo da tempo. Torniamo ad assaggiare i piatti della tradizione, nei ristoranti e nelle trattorie del nostro quartiere e poi divertiamoci a farli noi, nella nostra cucina. Diamo il nostro tempo alla nostra città: chi ha idee le divulghi, chi ha mani abili si metta al lavoro. Chi è convinto di non avere né l’uno né l’altro talento faccia sopralluoghi e scriva elenchi di segnalazioni alle autorità competenti con eventuali problematiche e mancanze.

E, proprio alle Istituzioni rivolgo un pensiero diretto: abbiate coraggio di uscire (pur mantenendo le regole di distanziamento e il massimo livello di rigore), andate a valutare lo stato delle periferie, quegli angoli troppo spesso dimenticati, le vie nelle quali milioni di famiglie hanno messo radici. Andate a portare un segnale forte di vicinanza e di desiderio di ripartenza, di solidarietà e sostegno. Aiutate chi non ha aiuti, riempite i silenzi e gli spazi, siate voi il motore che accende il nuovo mondo che sta nascendo. Lavorate al sogno di costruire spazi vivibili, belli, puliti, accessibili a tutti. Coinvolgete i cittadini, i giovani soprattutto, date loro la possibilità di partecipare attivamente alla costruzione di luoghi accoglienti in cui vivere il futuro che verrà.

E a noi tutti dico: diventiamo i garanti della rinascita dei luoghi che ci appartengono, ne usciremo migliori.

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