Intervista a Mariapaola Peretto, autrice di “Regine tra le vigne”

«Non c’è niente di male ad amare il cibo, non a caso lavoro con le mie amiche api, per fare avere il miele a chi ne ha bisogno e ne è goloso»

Regine tra le vigne, mariapaola peretto

Durante la lettura di un romanzo, è capitato anche a voi di avvertire una sensazione che perdura oltre l’ultimo capitolo? Dopo aver terminato la lettura di Regine tra le vigne mi sono resa conto che la pazienza è stata come una luce che ha guidato la mia lettura e che avverto ancora adesso, mentre scrivo questo articolo. Ho sempre pensato che la pazienza sia la virtù dei saggi e che per noi moderni sia sempre più merce rara.  Mariapaola Peretto ha voluto omaggiare il lettore spargendone dosi massicce durante lo svolgimento della trama, la caratterizzazione dei personaggi e la creazione delle ambientazioni. Tutto è pazienza, in quest’opera: tra le vigne, nel meticoloso e instancabile lavoro delle api e dell’apicultore, nel restauro di un antico casale, nelle relazioni e nei sentimenti. Uno tra tutti, l’amore. L’amore che necessita di tempi, impegno, crescita.

Preparatevi a immergervi in una storia di dolcezza e pazienza; dove ogni goccia di miele rappresenta un gesto di dedizione e un passo verso la costruzione di un legame profondo. Mettetevi comodi, cari lettori, perché l’autrice ha accettato di rispondere a qualche domanda e io sono felice di ospitarla qui, in questo spazio dedicato alle Boodinterviste.

VG: Buongiorno, Mariapaola. Benvenuta!

MP: Buongiorno, Valeria e grazie per questo spazio tra le Boodinterviste.

VG: Puoi presentarti ai lettori. Scegli cinque aggettivi per raccontarti.

MP: Ironica, propositiva, socievole, allegra, critica.

VG: Domanda secca. Perché scrivi?

MP: Perché mi piace, lo faccio prima di tutto per me. Ho iniziato a scrivere da grande, a quarantasette anni, è un interesse che non ho mai avuto prima e ho scoperto di avere storie e riflessioni che voglio condividere. Ma non è una cosa a senso unico, perché mi piace molto conoscere l’opinione di chi mi legge e sono curiosa di sapere se il lettore ha apprezzato l’ironia che contraddistingue i miei testi. In particolare, mi reputo fortunata ad avere individuato questo interesse in età adulta ed essermi regalata la possibilità di espormi, cosa che non avrei avuto il coraggio di fare qualche anno fa. Essere partita dal nulla per scrivere il mio primo romanzo mi ha dato la grinta e l’energia di mettermi in gioco e di conoscermi sotto un punto di vista differente. Sono sempre stata una persona ironica, amante della battuta divertente, ma scoprire di riuscire a trasmettere questo aspetto in una storia che invento di sana pianta è molto gratificante. Per dirla con un’espressione attuale, soprattutto in ambito lavorativo, ho iniziato a think out of the box. A pensare a me e a quello che faccio fuori dalla definizione e opinione, in fondo statiche, che avevo di me. Mi ha dato tanto in termini di rapporti umani con persone che già conoscevo perché, di fatto, mi sono svelata sotto una luce differente, e con persone che ho conosciuto e che sono venute a cercarmi proprio perché interessate ai temi che tratto nei miei romanzi.

VG: Col tuo permesso, entrerei nell’opera. Inizierei dal titolo. Perché Regine tra le vigne?

MP: Il titolo dice e non dice, permette di collocare la storia in ambito rurale, ma lascia anche in dubbio sul significato della parola regine.  Le vigne, insieme all’uva, hanno un significato di ricchezza, come del resto ce l’hanno anche le regine; che a loro volta sono fondamentali nel meraviglioso mondo dell’apicoltura. Inoltre, l’espressione ape regina è ambivalente e mi piace giocare su questa doppia interpretazione.

VG: Chi è la ragazza che vediamo in copertina? Cosa sta facendo?

MP: Ah la copertina, adoro questo argomento! Ho scoperto che una persona, che non conoscevo e che aveva letto il mio romanzo precedente, dipinge, così, dopo avere visitato una sua esposizione e averla conosciuta di persona, le ho chiesto se fosse interessata a realizzare l’immagine della copertina del nuovo romanzo. Con mio grande piacere ha accettato e le sono bastate solo poche informazioni per rappresentare, in immagine, il personaggio di Arianna che avevo tratteggiato a parole. Dunque, la ragazza in copertina è Arianna, la protagonista di questo romanzo che pratica yoga nella natura, rappresentata dalle sue amate api e dalle foglie di vite, entrambe simbolo di vita, rinnovamento e crescita. In particolare, la copertina riprende queste righe del romanzo Poi si concentrò sul quarto chakra, centro dell’amore e dell’equilibrio emozionale. Seduta, a gambe incrociate, appoggiò i palmi delle mani nello spazio del cuore e rimase in ascolto.

VG: In quale genere letterario possiamo collocare la tua opera?

MP: È un genere tra chick lit e romance, dove non mancano i riferimenti reali al territorio in cui risiedo, solitamente tenuto in poca considerazione nei romanzi. Nel testo avrei potuto sconfinare in certi tecnicismi, ma ho preferito evitare che fosse troppo specifico per determinati aspetti tecnici in apicoltura, menzionando solo alcune parole chiave.

VG: Vorrei ora introdurre un concetto. Ho pensato a dei pilastri sui quali hai poggiato l’intera narrazione. Di uno di questi ne ho già parlato ma vorrei comunque chiederti una cosa. Pazienza come metafora o spunto tratto dalla tua realtà?

MP: Pazienza come realtà necessaria per ottenere ciò che vale la pena di attendere. Per esempio, il miele di acacia si raccoglie al termine della fioritura d’acacia ed è la natura che detta questa tempistica; stessa cosa per la vendemmia, non si può ragionare in termini di programmazione e di date a monte quando le regole sono imposte dalla natura. A mio avviso, la discriminante sta nella qualità del risultato che si vuole ottenere. Tornando sempre all’esempio delle api, il miele raccolto anzitempo sarà in quantità minore rispetto a quella che si otterrebbe attendendo con pazienza e non beneficerebbe del lavoro di deumidificazione da parte delle api. La protagonista Arianna ha imparato a seguire e ad amare la natura, con i tempi che la governano.

VG: Il secondo pilastro è la sorellanza tra donne, tema caro alla letteratura. Viviamo in un mondo sempre più individualista, che dà alle future generazioni un messaggio molto diverso da ciò che hai scritto. Quali sono i vantaggi, in termini di sorellanza?

MP: Sorellanza è sapere che non si è davvero soli, sia che si tratti di fratelli o sorelle, sia che si tratti di amicizie. Sono solita affermare che gli amici sono una coscienza esterna, che ti vedono con lucidità e sanno dirti le cose giuste nel momento giusto. Nel romanzo, le affermazioni, anche superficiali e ironiche delle amiche, hanno il potere di fare cambiare l’umore di Arianna e di farla riflettere su aspetti che lei non percepisce. In età adulta, le frequentazioni con gli amici avvengono magari di rado, ma la certezza di sapersi ritrovare con una battuta, o un abbraccio, o un sorriso sono ciò che reputo l’essenza della sorellanza. Nel romanzo è proprio nel contesto della sorellanza che ho voluto trasmettere il messaggio della leggerezza, componente fondamentale per sopravvivere in epoche di grandi pressioni, su tutti i livelli.

VG: Terzo pilastro: la famiglia. Arianna è molto legata ai suoi genitori e alle sue sorelle. La nostra epoca ci mostra spesso quanto sottili siano diventati i legami familiari. Ci sono le distanze, fisiche ed emotive, con le quali fare i conti; nel caso di Regine tra le vigne c’è anche il lavoro, in comune. Come riesce, la tua protagonista, a destreggiarsi e a rendere sani tali legami?

MP: Volersi bene è sempre fondamentale, ma ci deve essere la voglia di tenere saldi i legami. Per quanto Arianna sia una giovane donna, ha già superato l’età delle ribellioni giovanili e ha capito di avere intrapreso un percorso di studi in cui non si riconosce. Negli anni, ha dimostrato al padre capacità e competenza nel lavoro appreso da lui con le api; nel momento in cui si sente un po’ agitata per le mansioni che svolge in assenza del padre, sarà lui stesso a rincuorarla dicendole che la parte più importante del lavoro è stata svolta dalle api, a lei tocca fare onore al loro operato. La fiducia reciproca è una componente fondamentale. Pertanto, il sogno adolescenziale di trasformare il casale in un Bed and Breakfast prende forma perché i genitori credono in lei, avendo visto concretamente cosa la giovane donna è in grado di realizzare.

VG: Mamma, lo sai che me la cavo sempre; in un modo o nell’altro, porto a casa il risultato. Sono le parole di Arianna, dette in un particolare momento della narrazione. In un mondo in cui siamo sempre in cerca di nuove abilità, quali sono quelle attribuibili alla tua protagonista?

MP: La protagonista sa di essere brava in ciò che fa perché la sua formazione è avvenuta sul campo, ha lo sguardo attento alle fioriture di primavera e alle casse di api. Arianna, sia che si tratti di un raccolto di miele sia che si tratti della trasformazione del casale, sa gestire la situazione: è una problem solver.  Però riconosce i propri limiti e quando capisce di avere bisogno di supporto non si vergogna a chiederlo, come quando si tratta di rimettere a nuovo le sedie che erano appartenute ai nonni.

VG: La natura è un altro pilastro che si specchia nella pazienza. I tuoi personaggi affrontano delle trasformazioni significative, non le sveleremo in dettaglio, ma vorrei sapere: come hai usato l’ambiente naturale per riflettere questi cambiamenti interiori? C’è qualche elemento naturale che simboleggia un passaggio cruciale nel percorso dei protagonisti?

MP: Un ruolo fondamentale è dato dallo scorrere delle stagioni che determinano i vari raccolti di miele, di uva e di latte per i formaggi, che avranno un ruolo fondamentale nella storia. Ho la fortuna di abitare in luoghi in cui la natura riveste ancora una parte importante e, osservando alcuni aspetti della natura, mi sono lasciata ispirare per descrivere scorci e suggestioni. Nel romanzo parlo dei rumori che preannunciano l’arrivo di un temporale estivo e non ho dovuto inventare niente perché è ciò che osservo nella vita, ogni volta che arriva un acquazzone in estate. Tutti e quattro gli elementi naturali danno un forte contributo nella trama: l’aria è dove si muovono le api, la terra è quella che accoglie le radici dei fiori, delle viti e dell’amato noce di Arianna, il fuoco lo lascio scoprire ai lettori e arriviamo all’acqua, che con il suo movimento favorisce riflessioni profonde in una gita al mare e in un viaggio all’estero.

VG: Di quali strumenti si avvale un autore per creare un’atmosfera suggestiva?

MP: Parto da ciò che amo e cerco di bilanciare ed equilibrare ciò che individuo per la stesura di un romanzo, inizio da impressioni che mi arrivano osservando il territorio, stralci di conversazioni e inizio con un’idea della trama. Poi essendo una grande amante della musica e di canzoni di vario genere, quando ascolto determinati testi li vedo appartenere a un personaggio o a una situazione che sto scrivendo. Allora li cucio addosso alle riflessioni delle righe che scrivo. Better Man dei Pearl Jam ha un testo molto forte e parla dell’accontentarsi di un uomo che non è adatto a te, l’ho trovato perfetto per adottarlo nella mia storia in una notte drammatica per Arianna. Anche la musica italiana fa la sua parte, il gruppo degli Otto Ohm che anni fa ha spopolato a lungo con la canzone Crespuscolaria in una parte del testo recita “alla fine dell’estate ti rimane dentro il sapore delle libertà che in fondo hai scelto”. Frase che, come me, citano in molti al punto dal farla divenire scontata, ma non è affatto scontata e la reputo perfetta per creare un forte effetto nostalgia. Sul finire, ho riportato un’altra canzone di questo gruppo perché la trovo molto poetica e perché sono un po’ stanca dei super uomini sempre forti, è giusto che anche certe debolezze vengano mostrate e Come parlo di te è la canzone giusta. Noi mi dilungherò menzionando altre canzoni nel testo, ma dico che ce n’è una che mi commuove sempre, un po’ come si è commossa Arianna mentre era in attesa di imbarcarsi per il volo a Francoforte.

VG. Ultimo, ma non per ordine di importanza, il pilastro che mi ha suggerito di invitarti qui, a parlare di te e del tuo libro: l’amore. Quali sono i diversi destinatari dell’amore, in Regine tra le vigne?

MP: Eh l’amore, sarò profondamente autobiografica. Mio marito ha qualche cassa di api e la prima volta che siamo usciti insieme mi ha incantato parlando di apicoltura, guarda caso, nostro figlio ha gli occhi scuri e grandi come uno dei personaggi del libro. Quindi questo romanzo è prima di tutto una dichiarazione d’amore ai miei uomini, ma c’è dell’altro. Regine tra le vigne è un grazie alle amicizie che mi hanno accompagnata e mi accompagnano negli anni tra una cena, una risata, una gita insieme e qualche riflessione profonda.

Tornando a una canzone e a uno degli elementi naturali citati prima, l’amore è nell’aria: è in una nonna che soffre di nostalgia perché non sta a sufficienza con i nipoti che abitano in Australia, è nel papà che trasmette alla figlia la passione per l’apicoltura, è raccogliere da terra e salvare un uccellino che è rimasto colpito in uno scontro con un’auto, è non smettere di pensare a una persona e scriverle una lettera d’amore anche se ormai è un’abitudine che è andata persa. Ma l’amore è prima di tutto una conquista, perché è una ricetta sempre molto personale che poggia su un equilibrio delicato che a volte comporta sacrifici. L’amore è una grande lezione di vita e come tale richiede impegno, ma se si abbraccia una causa, che sia la passione per l’apicoltura, che sia il lavoro dei sogni o qualsiasi altra scelta, la passione con cui si affronta questo impegno sarà un importante motore nella vita; anche in caso di qualche battuta d’arresto è ciò per cui vale la pena lottare. Personalmente credo molto nella scelta di Arianna di reimpiegare il casale di famiglia e le sedie dei nonni per dare loro nuova vita, perché mi piacciono i nuovi inizi che poggiano su solide basi.

Quindi i destinatari di Regine tra le vigne sono tutti coloro che hanno delle passioni e vogliono credere nella realizzazione dei loro sogni e sono tutti coloro che provano amore per la natura, nel rispetto dei suoi ritmi e dell’enorme lavoro che va portato avanti, per vivere in sintonia con essa.

E poi svelo un non segreto, nel romanzo c’è l’amore per i luoghi in cui vivo, sono io che amo le feste di paese con i loro cibi della tradizione e sono io che, quando rincaso, guardo il profilo delle montagne, ammirando il modo in cui cambiano i colori a seconda delle stagioni.

VG: Hai altri progetti di scrittura in corso?

MP: Sì, proprio adesso che ho scoperto la scrittura e le soddisfazioni che derivano dallo scambio con i lettori non riesco a smettere di prendere appunti per idee e storie future.

VG: Grazie, Mariapaola. Torna presto a trovarci.

MP: Grazie a te Valeria, per questa possibilità. Tornerò con moltissimo piacere.

Si ringrazia l’autrice per il file lettura in omaggio.

Nota biografica dell’autrice:

Mariapaola Peretto è nata in provincia di Vercelli nel 1974. Laureata in Economia e Commercio, abita in Valsessera con la famiglia e lavora in ambito commerciale. Ama i viaggi, le passeggiate e la musica, passioni che emergono sempre nei suoi testi. La sua filosofia di vita è perché no?, motto che l’ha accompagnata anche nell’esperienza della scrittura e della pubblicazione dei romanzi precedenti, Un amore illegale e La giusta scelta editi da Edizioni Convalle.

Se ti interessa leggere la trama del romanzo Regine tra le vigne, clicca qui.

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