Recensione: “Città d’acciaio” di Fulvio Di Sigismondo, AltreVoci Edizioni.

Citta d'acciaio

«Me lo immaginavo. Ma vi siete visti? Potevate almeno vestirvi da persone serie», scherza Marcello. «Dai, andiamo ragazzi, anemmo figgieu, vi porto in redazione, vi sistemate, controllate se tutto l’armamentario funziona e poi stasera si va a cena, tutti insieme, al Centro Sociale. Penne all’arrabbiata e birra per tutti. Per voi gratis, eh. Che qui a Genova è una parola sconosciuta. Non vi ci abituate, mi raccomando». Dialogo tratto da Città d’acciaio.

È stato difficile scegliere una citazione per “Città d’acciaio”, l’ultima pubblicazione di Fulvio Di Sigismondo, AltreVoci Edizioni. Ne avevo evidenziate parecchie ed erano tutte piene di significati. Poi, però, quel anemmo figgieu ha vinto.

Ho googlato perché con le espressioni dialettali non ho molta dimestichezza. Andiamo ragazzi: questa la traduzione. Siamo a pagina quindici, ed è Marcello – uno dei protagonisti di “Città d’Acciaio” –  a pronunciarle: si rivolge a un gruppo di persone che ha appena conosciuto, li invita a seguirlo e promette loro una arrabbiata e della birra (insomma, una dose di semplicità e sapore sublime). Il primo significato sta qui, racchiuso in questo stralcio di dialogo. Mi riferisco all’accoglienza, ma non una parziale o limitata: l’accoglienza che “Città d’acciaio” racconta è quella che ti ripara, come farebbe una tazza calda quanto fuori fa freddo. È quella che ti fa sentire parte di qualcosa, che ti indica un posto in cui stare e una direzione. Un luogo, insomma, dove c’è qualcuno che aspetta proprio te.

C’è anche un ulteriore elemento che mi ha conquistata:

“Per voi gratis, eh. Che qui a Genova è una parola sconosciuta. Non vi ci abituate, mi raccomando”, dice Marcello.

L’ironia si percepisce in modo chiaro e, insieme, arriva anche un messaggio che certifica la sensazione di cui parlavo prima: l’invito è uno di quelli speciali, perché a Genova niente è gratis, ma per qualcuno si può fare un’eccezione.

Addentrandoci meglio nella trama, il lettore si accorge di essere in un romanzo corale: oltre a Marcello ci sono Fabio, Franziska, Boris, Vittorio e Franco, oltre a tanti altri personaggi che entrano nella storia per lasciare un segno. Tutte le voci narranti hanno saputo toccare temi validi di segnalazione: il rapporto conflittuale tra padre e figlio, la vocazione lavorativa, i sacrifici, la tolleranza, il dolore per una perdita, il tradimento, le ingiustizie sociali, la rabbia e la speranza, il senso di colpa e il sollievo. 

Città d’acciaio” è un libro che, in principio, potrebbe darvi un’aspettativa diversa, e così è stato per me. Mi aspettavo, infatti, un’analisi giornalistica dei gravi fatti accaduti durante il G8 di Genova, nel luglio del 2001. Una specie di raccolta cronologica e precisa, insomma. Tutto questo c’è, ovviamente. Di Sigismondo, per sua stessa ammissione, ha basato la narrazione seguendo i fatti ufficiali ed è stato molto coinvolgente rivivere la drammaticità di quei giorni. Tuttavia, è nella creazione dei suoi personaggi – e delle loro storie personali – che l’autore è riuscito a far emergere un’ispirazione matura. Le emozioni sono potenti: si avverte la tensione della città che, ignara, si prepara all’assedio e il lettore precipita nell’impotenza, nella paura, nell’importanza dei legami, nella fragilità e nel cambiamento imminente, dopo il quale niente sarà più come prima. Le persone e lo scenario si dividono lo spazio narrativo e l’autore è stato abilissimo nel garantire a ciascuno il giusto spazio.

La mia ultima nota va proprio all’autore che si conferma una penna da seguire.

Si ringrazia l’ufficio stampa per il file lettura in omaggio.

Nota biografica dell’autore:  

Fulvio Di Sigismondo è nato a Sestri Levante (Ge) nel 1965, educatore e formatore, si occupa del coordinamento di spazi e servizi rivolti a giovani e adolescenti e della progettazione di azioni riguardanti le politiche giovanili. Ha pubblicato due saggi sul tema dell’educazione e delle pratiche di lavoro sociale con i giovani Tutto si muove da dentro, un nuovo incontro tra generazioni (Oltre Edizioni, 2017) e Noi andiamo, l’irrinunciabile memoria del futuro (Thesis, 2019). Eravamo soli è il suo primo romanzo.

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