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“Tutto il bene, tutto il male” di Carola Carulli, Salani Editore

Siete stressati? Dormite poco e il vostro sonno è spesso agitato? Siete protagonisti di risvegli arrabbiati e giornate pesanti come una coperta bagnata sulle spalle a ferragosto? C’è un rimedio naturale che forse non avete ancora provato: latte caldo e vaniglia la sera, prima di coricarvi. Consiglio valido sempre: non esagerate con la bevanda e in caso di allergie presunte o sospette contattate il vostro medico, altrimenti il risultato che otterrete sarà una notte tutt’altro che lieta. La vaniglia è un frutto della terra che è di uso comune, pur essendo piuttosto costoso per via della sua raccolta. La usiamo prevalentemente nei dessert e il suo aroma dolce e avvolgente è stato elaborato da molte case cosmetiche, per la realizzazione di profumi e prodotti di vario genere, anche per la casa, pensate alle bacchette di incenso, alle candele o ai detersivi. Insomma, potremmo dire che la vaniglia – dal Messico, suo paese d’origine – è riuscita a conquistare il Mondo, a suon di scie profumate e sapori caldi. Se ora vi dicessi che è stata usata anche per un libro, come reagireste? Non intendo in senso letterale, ma mi riferisco a un filo conduttore che è stato adattato con grande abilità e che ha saputo emergere con dolcezza negli attimi più coinvolgenti della narrazione.

Non vi è chiaro? Forse lo sarà dopo aver letto la seguente citazione, tratta direttamente dal libro: una delle ultime pubblicazioni dell’editore Salani intitolata “Tutto il bene, tutto il male” di Carola Carulli.

 “…Quando apro i suoi libri c’è quel profumo di vaniglia, se lo faceva preparare apposta da una specie di alchimista fiorentino che aveva una bottega puzzolente tanto era profumata…  Ne ho ancora due boccette, una è sigillata, l’altra l’annuso quando mi manca…”

Siamo solo a pagina dodici… e continuando la lettura, il legame tra il personaggio a cui si riferisce la voce narrante e un profumo che la contraddistingue diventa ancora più forte.

I personaggi che compongono la trama sono raccontati attraverso la voce diretta e istintiva di Sveva: una giovane donna divisa tra la ricerca di sé, lo studio, il teatro e i rapporti famigliari non proprio semplici. Sarah è sua madre, una donna che vive di silenzi e abiti firmati; il nonno Emanuele intelligente e fiero e Alma, la zia ribelle. C’è suo padre, il cui legame è bloccato da distanza e indifferenza; Dafne la stravagante amica di Alma e altre anime, ognuna con il proprio ruolo ben preciso. Ruolo che non intendo svelarvi.

La narrazione è composta da un’alternanza di capitoli brevi che rendono la lettura dinamica, empatica. Sveva è in preda al bisogno impellente di raccontare il suo rapporto con Alma e così ti trovi catapultato in una storia in cui un personaggio dipende direttamente dall’altro. Sveva racconta di sé attraverso Alma: ci sono i periodi nella villa al mare dove la libertà, il sostegno e la presenza sono ovunque; le confidenze a base di uova al bacon; i bicchieri di vino che spezzano la solitudine; la carbonara per raccontare un viaggio e le trattorie per avvertire quel calore tipico delle cose semplici. Sveva spiega, si arrabbia, mostra tutta la sua delusione, il suo rancore, l’amore che prova per Alma attraverso una delle strategie narrative più emozionanti: i ricordi. Sono come una valanga, questi suoi ricordi: invadenti, coraggiosi, sinceri. E poi c’è il futuro: una luce in lontananza che Alma vede prima di Sveva.

Carola Carulli affronta il tema della maternità e della genitorialità senza sconti. Non ha lesinato sul distacco, sulla perdita (quella più definitiva di sempre), sulle incomprensioni, sulla possibilità di essere madri fuori dai canoni prestabiliti. Non si è risparmiata sul significato di famiglia: un ampio mondo in cui l’amicizia, il sostegno e l’amore coesistono. Non ha dimenticato il rapporto che genera il passato all’interno del futuro, né il bisogno di appartenere, di trovare le risposte, di accettarsi, di accogliere le fragilità, di ascoltarsi e di saper ascoltare. Infine, l’autrice è riuscita a raccontare il coraggio di vivere e di uscire dagli schemi per essere sé stessi fino in fondo. Ci è riuscita lasciando libera Sveva di esprimersi, di vagare tra i ricordi lontani e vicini, nella quotidianità e nei sogni, nella speranza e nel fallimento e tra le dolci note della vaniglia che hanno invaso – con estrema dolcezza– la narrazione.

Consiglio di lettura. Consigliato a chi ama le storie di famiglia – complesse e non lineari (sempre che ne esistano); a chi ama la narrazione intima, in prima persona e non convenzionale, empatica e libera; a chi ama la commozione che solo le storie al femminile sanno suscitare.

Si ringrazia l’ufficio stampa per il file lettura in omaggio.

Nota biografica dell’autrice:

Carola Carulli è giornalista, si occupa di cultura da molti anni. È conduttrice del Tg2, cura le rubriche Achab e Tg2 Weekend dedicate alla lettura. Segue come inviata i più grandi eventi musicali, letterari e cinematografici. È autrice di diversi documentati.

Il sito della casa editrice è: http://www.salani.it

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